Recensioni e Interviste

Fence On The Forehead: il passato che brucia, il futuro che incalza. L’intervista

Fence On The Forehead

Nati nel 2022 con l’intento di riportare in vita l’energia cruda del grunge e dell’alternative rock anni ‘90, i Fence On The Forehead hanno già lasciato il segno con il loro primo EP Ashtray.

Ora, con il debut album Afterbirth in arrivo nel 2025, la band è pronta a spingersi ancora oltre, esplorando nuove sfumature sonore e tematiche profonde. In questa intervista ci raccontano il percorso che li ha portati fin qui, il significato del loro nuovo lavoro e cosa possiamo aspettarci dal futuro.

Dopo mesi di attesa e lavoro, Afterbirth è finalmente fuori. Che emozioni state vivendo in questi primi giorni dopo l’uscita? Avete già ricevuto qualche feedback che vi ha colpito particolarmente?

Per noi è una vittoria a tutto tondo poter finalmente debuttare con questo disco! Sicuramente è più maturo e studiato rispetto al precedente EP Ashtray, infatti molte persone ci hanno fatto i complimenti e hanno apprezzato le nuove sonorità.

Il disco arriva dopo due singoli, Rewind e Melting Highway, che hanno introdotto il vostro stile e le vostre tematiche. Come questi brani si inseriscono nel quadro generale di Afterbirth? C’è un filo conduttore che lega tutto l’album?

L’album è caratterizzato da testi e sonorità molto “nostalgiche” se così possiamo chiamarle, dove le persone possano rispecchiarsi dalla prima all’ultima traccia. Le nostre canzoni in questo disco raccontano esperienze, sentimenti e pensieri di tutti i giorni.

Matteo ha detto che questo è un disco “davvero sentito e sudato”. Qual è stato il momento più difficile nella sua realizzazione? E quale, invece, quello più esaltante?

La post produzione è stata molto metodica, non abbiamo lasciato spazio a nessun errore o sbavatura in quanto è stato richiesto quasi il doppio del tempo per renderlo perfetto rispetto ai tempi di registrazione, che sono stati relativamente brevi e molto divertenti in quanto abbiamo avuto modo di sperimentare il suono degli strumenti con una vasta scelta di opzioni tra effetti, microfoni ecc.

Joey ha parlato della sensazione incredibile di essere dall’altra parte, non più ad aspettare il disco di qualcun altro, ma a pubblicare il proprio. Com’è stato passare da ascoltatori e fan a creatori di un album che adesso è là fuori per essere scoperto e interpretato dagli altri?

Per alcuni tratti è liberatorio, sappiamo che grazie alla diffusione via web, abbiamo ascoltatori in tutto il mondo e non solo qui sul territorio nazionale. Per esempio, abbiamo riscosso grandi consensi in metropoli quali Houston e Los Angeles. Purtroppo qui in Italia, il grungegaze è un genere ancora di nicchia, con questo album speriamo di aver contribuito alla diffusione di questo stile di musica sul nostro territorio.

Michael descrive il disco come il suo “più grande esperimento con le quattro corde” e lo definisce “sperimentale e per niente scontato”. C’è un brano che più di tutti vi ha spinti fuori dalla vostra comfort zone e che vi ha sorpresi nel modo in cui è venuto fuori?

Starlight è sicuramente la canzone più particolare del disco in quanto è stata registrata per ultima ed ha richiesto molti accorgimenti sull’arrangiamento e sui vari cambi di tonalità che la compongono. Siamo più sorpresi in realtà da come è venuto fuori tutto il disco, perché dietro c’è stato un gran lavoro di svariate ore per ottenere un risultato del quale siamo pienamente orgogliosi. Vi suggerisco di ascoltarlo in cuffia per non perdervi nessun particolare!

Nel disco ci sono pezzi con storie particolari, come Stabwounds, nata da una jam session e con un easter egg musicale. Potete svelare qualche retroscena su questa traccia e sugli altri momenti in cui la spontaneità ha guidato il processo creativo?

Le jam per noi giocano un ruolo fondamentale nella stesura delle metriche vocali, dello stile della canzone che si vuol creare e anche per come sorprendere chi ci ascolta. Molte volte ci troviamo di fronte a delle canzoni create completamente a caso e fuori genere (dal death metal al doom per esempio) ma che suonano bene! Da qui poi, noi ne estrapoliamo vari riff e componiamo una canzone che si adatti al nostro genere musicale come band.

Ora che Afterbirth è fuori, qual è il prossimo passo per i Fence On The Forehead? Cosa sognate per questa nuova fase della band e dove vi immaginate tra un anno?

Abbiamo già iniziato a scrivere del nuovo materiale, ancora tutto in fase embrionale ovviamente, ma ci stiamo dando da fare! Questo disco ci ha motivato a fare di meglio per poter sorprendere i nostri ascoltatori ancora di più. Tra un anno speriamo di potervi far ascoltare qualcosa che possa farvi venire la pelle d’oca al primo ascolto.

— Onda Musicale

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