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I NoDrip si raccontano in questa intervista

NoDrip

“Bonus Tracks” e il caos della vita in musica dei NoDrip.

Partiamo dal principio: chi sono i NoDrip e come nasce questo progetto?

NoDrip è l’urlo di chi non si riconosce nelle mode, nelle etichette, nelle regole non scritte. Abbiamo formato questa band per raccontare la nostra realtà con schiettezza con ritmo ed attitudine. Tre teste diverse, un unico obiettivo: fare musica che non solo colpisce, ma si attacca come una gomma da masticare.

Il vostro EP di debutto, Bonus Tracks, è un mix esplosivo di generi e attitudine punk. Quanto è stato naturale per voi mescolare influenze così diverse, dall’urban al reggae fino allo ska e al breakbeat?

Abbiamo ascolti diversi ma anche moltissimi in comune, continuiamo a contaminarci l’un l’altro e non vogliamo mettere confini alla nostra musica. Il punk è energia, il rap è linguaggio diretto, il reggae è groove, il breakbeat è caos controllato. Mescolare questi elementi è stata la scelta più naturale del mondo.

Milano è la vostra città, lo scenario da cui emergono le vostre storie. Quanto influisce questa metropoli sulla vostra musica e sul vostro modo di raccontare la realtà?

Anche se viviamo in tre posti diversi, Milano è sicuramente il quartier generale della band. Milano è frenesia, rumore, contrasti. È la città che ti spinge a correre anche quando non sai dove stai andando. Le nostre canzoni nascono dalle sue strade, dai suoi personaggi, dalle notti che finiscono all’alba. Non possiamo fare altro che assorbire tutto questo e restituirlo in musica.

Le vostre canzoni sembrano avere un’urgenza comunicativa molto forte. Qual è il filo conduttore che lega i brani di Bonus Tracks? C’è un messaggio principale che volete trasmettere?

Il filo conduttore è il caos della vita. I pezzi parlano di frustrazioni, di illusioni, ma anche della voglia di fregarsene e andare avanti. Non abbiamo un messaggio unico, ma se c’è una cosa che vogliamo dire è: non esiste un modo giusto di stare al mondo, trova il tuo e fregatene di quello che pensano gli altri.

Ogni traccia ha un’identità precisa: dalla rabbia e lo sfogo di “Marte” al sarcasmo di “Marameo”, fino alle fragilità di “Tra le Mine”. Qual è stata la canzone più difficile da scrivere e perché?

Di certo Tra le Mine. È un pezzo più intimo, che parla di paure e di quelle situazioni in cui ti senti bloccato, circondato da problemi che potrebbero esploderti in faccia in qualsiasi momento. È stato difficile trovare il giusto equilibrio tra emotività e schiettezza.

L’EP vanta collaborazioni importanti con artisti come Ted Bee, Attila e Andrea Rock. Come sono nate queste collaborazioni e in che modo hanno arricchito il vostro sound?

Sono nate in modo spontaneo, come quando incontri qualcuno e capisci subito che parla la tua lingua. Ted Bee ha portato il suo flow inconfondibile, Attila il suo stile inarrivabile e Andrea Rock ha messo il suo cuore punk dentro ogni nota. Grazie a loro, l’EP ha preso ancora più valore.

Avete scelto di intitolare il vostro debutto Bonus Tracks, un nome che richiama qualcosa di extra, di fuori programma. C’è un significato particolare dietro questa scelta?

Sì, volevamo mettere sotto sopra il concetto di bonus track. Di solito sono le canzoni che trovi alla fine, quasi quasi gli scarti… Noi invece le mettiamo davanti a tutto. Il messaggio è che non esiste un “contenuto principale”: quello che altri considerano “extra”, per noi è essenziale.

Il disco è stato registrato presso l’Attitude Studio di Milano e prodotto da Gianluca Veronal con l’assistenza di Alessandro Strada. Com’è stato il processo di registrazione? Avete sperimentato molto in studio o avevate le idee chiare fin dall’inizio?

Entrambe le cose. Avevamo una direzione chiara, ma in studio ci siamo lasciati andare a nuove idee e soluzioni. Il processo è stato super fluido, lavoare in Attitude Studio ci ha aiutato a trovare il giusto equilibrio tra istinto e precisione, facendoci sperimentare senza perdere la nostra identità. È stata un’esperienza intensa, sudata, ma assolutamente esaltante.

Il punk è da sempre sinonimo di ribellione, ma oggi il concetto di “ribellione” è più sfaccettato rispetto al passato. Cosa significa per voi fare musica punk nel 2025?

Significa essere autentici in un mondo di plastificato. Oggi la vera ribellione è dire quello che pensi senza paura di risultare scomodo o di perdere follower, senza farti ingabbiare dalle wave. Non è questione di creste o borchie, ma di attitudine: fare quello che vuoi, senza compromessi.

Siete una band che non ha paura di affrontare il caos della vita con ironia e schiettezza. Qual è il vostro rapporto con il pubblico? Vi interessa più far riflettere o far scatenare chi vi ascolta?

Vogliamo che le persone ai nostri live urli, balli, si lasci andare. Ma se tornando a casa una frase o un’immagine ti rimane in testa e ti fa pensare, allora abbiamo vinto. Ci piacerebbe che la nostra musica fosse uno sfogo, ma anche uno spunto di riflessione.

Il 14 marzo Bonus Tracks arriva su tutte le piattaforme digitali e in formato fisico. Cosa devono aspettarsi gli ascoltatori dei NoDrip da questo debutto?

La frase che ci hanno ripetuto di più dopo l’ascolto dell’ep è stata: “non me lo aspettavamo, mi ha sorpreso” e roba del genere, per noi una grande soddisfazione. Ci sono brani che ti fanno saltare, testi che ti rimangono in testa, e un sound che spacca senza bisogno di trucchi. Se cercate musica educata e raffinata, avete sbagliato band.

Guardando avanti, cosa bolle in pentola per i NoDrip? Avete già in mente nuovi brani, un tour o altri progetti futuri?

Stiamo già lavorando su nuovi pezzi, vogliamo portare il nostro sound ovunque ci sia qualcuno pronto a fare casino con noi. Bonus Tracks è solo l’inizio, abbiamo tante cose da dire e tanto rumore da fare. Quindi seguiteci, perché i NoDrip non si fermano qui.

Ascolta l’EP

— Onda Musicale

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