“La guerra è finita”: un disco di emancipazione e di consapevolezza, di cui le parole sono bandiere foriere di nuova pace.
Un titolo che vorremmo sentire spesso oggi: “La guerra è finita”. Ma non è certo di bombe e distruzioni politiche che stiamo parlando nel nuovo disco di inediti di Ivan Francesco Ballerini… anche se in qualche caso come “Tra bome e distruzione”, la ricetta non lascia scampo neanche a questi drammi. Eppure, non è neanche un disco di pessimismo e di cadute. Anzi: è un disco di emancipazione e di consapevolezza, di cui le parole sono bandiere foriere di nuova pace.
Il cantautore toscano gioca di sintesi con un suono che ovviamente sposa sempre la ricetta classica ma che qui (e in generale non l’ha mai fatto) non si appoggia a soluzioni melodiche semplici o semplificative. È l’eleganza che regna sovrana anche dentro un suono molto curato e liriche mai distanti dal popolo. Non siamo davanti a quei cantautori arroganti di filosofie e verità e neanche dentro quelle anime esacerbate di una vita rassegnata. Tutt’altro: si può essere distaccati dal banale usando la quotidianità. È un disco che invita ad andare oltre…
Un quarto disco. Passa il tempo, cresce la tua dimensione musicale, la tua ispirazione… intorno decresce la fame di musica e le prospettive. Cosa ne pensi?
Grazie, un complimento senza dubbio gradito. Mi piace affrontare i temi più disparati, l’impatto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, la solitudine e l’isolamento delle nuove generazioni, l’inquinamento ambientale e perché no… morale. Tutte cose che mi fanno pensare e mi spronano ad affrontare temi e soluzioni nei testi delle canzoni. Non mi piace scrivere canzoni che non abbiano un tema, un messaggio da recapitare, una domanda a cui dare risposta. Riguardo alla musica: le nuove generazioni non acquistano più dischi e questo è stato un durissimo colpo per gli artisti e per le case discografiche. Si arranca, e trovare un pubblico a cui far ascoltare le proprie cose è difficilissimo. Importante è non demordere e credere in ciò che si fa. Ci vuole tanto amore e tanta passione.
Domanda inevitabile: oggi, secondo te, la canzone d’autore può tornare a cambiare le prospettive di una società? Oppure è solo folclore e scena di spettacolo?
Come ho appena detto, ritengo piuttosto inutile scrivere una canzone se non ho niente da comunicare, niente da domandarmi. Tra la canzonetta e la canzone d’autore ritengo sia questa la differenza, i temi che tu vai affrontando. Per scrivere il testo di Vasco Da Gama, mi sono dovuto leggere tutta la vita e le imprese di questo epico personaggio. Mi ci sono voluti mesi per tradurre e condensare nel testo di una canzone che dura 4 minuti tutte le imprese di questo personaggio… un lavorone. Non è come scrivere una canzone d’amore…
Quando Fabrizio De André ha scritto i testi della buona novella si è dovuto studiare a menadito tutta la vita di Gesù. Quando la canzone affronta temi di storia riallacciandosi a problematiche e temi attuali, facendo riflettere e pensare… compie un grande lavoro. Questa per me è la canzone d’autore. E ieri come oggi, la canzone d’autore, può essere un faro, una luce, per tante persone che ancora si pongono domande.
Il titolo di questo disco è molto bello. Pensando anche a “Linea d’ombra” io lo leggo così: la vita e la crescita inizia quando finisce la guerra che facciamo con noi stessi. Dobbiamo abbandonarci al superamento dei confini… cosa ne pensi?
Sono assolutamente d’accordo con questa affermazione. Inutile complicarsi la vita se non accadono cose che noi vorremmo accadessero. Dobbiamo lasciare che le cose avvengano, senza forzature… l’acqua scorre verso il mare e non viceversa. Importante è fare le cose con amore, con passione, sempre fedeli a se stessi a ciò che siamo… senza maschere intendo. Certo mi piacerebbe avere un pubblico più ampio che mi ascolta e mi segue di quello che ho adesso. Lavoro perché questo accada, ed ho molti professionisti che mi stanno aiutando, ma non mi avveleno la vita se le cose non vanno esattamente come vorrei. Riguardo ai confini, nel mio primo disco Cavallo Pazzo, credo di aver ampiamente affrontato queste tematiche, parlando di rispetto, verso gli altri, verso la natura e tutto ciò che ci circonda… parlando di libertà.
Il team di musici che ti accompagnano? Cosa c’è di nuovo e cosa non deve mai mancare? Nedo Baglioni, anche se qui parliamo di video, come Alberto Checcacci, sono punti fermi in assoluto… altro?
In questi anni di lavoro, sei anni per la precisione, mi sono circondato di persone a cui sono legato in particolar modo dal bene. Sono amici innanzi tutto oltre che seri professionisti. Questo vale per Alberto Checcacci, per Nedo Baglioni, per Giancarlo Capo e Paolo Tocco. Si è creata una sorta di famiglia, con forti legami di rispetto e stima. Non potrei fare il lavoro che faccio senza di loro, sarebbe impossibile, e se un domani dovessi diventare per qualche motivo famoso, non potrei rinunciare a nessuno di loro. Il viaggio condiviso con loro è un viaggio che mi rende felice.
Di questo disco non hai fatto un vinile… c’è un motivo oppure è banalmente una questione di costi e di lavoro?
Il progetto della realizzazione di un disco in vinile l’ho avuto quando sono uscito con Racconti di Mare. Quello è un album che a mio avviso è stato poco capito, ma ha una forza dentro incredibile. Ci sono testi e racconti incredibili, che reggono il confronto coi cantautori più grandi della musica italiana. Non ho realizzato un disco in vinile per i costi… già produrre un album da soli, come faccio io, è un impegno molto oneroso. Ma mai dire Mai, come direbbe James Bond, nella mitica saga dell’agente più famoso del mondo.
La chitarra ti definisce come suono, come cantautore e come immagine anche. Hai mai pensato di rivoluzionario questo suono e questa immagine?
L’idea non mi passa neanche lontanamente per la testa. A novembre mi sono operato ai tendini del mignolo della mano sinistra per riabilitarmi da un taglio che mi sono fatto 30 anni fa. Lo studio e l’amore per la chitarra vanno sopra ogni cosa. A breve parteciperò ad un casting per canale 5. Presenterò un brano di questo mio ultimo lavoro discografico. Alla loro domanda se mi sarei esibito con basi o dal vivo con la chitarra… ho urlato…… con la chitarra. Sono un cinquantenne, poeta e cantautore. Questo è il fatto principale.
E restando sul tema: hai mai voglia di sperimentare l’A.I. o l’elettronica digitale?
Ci sto lavorando e sono uscite fuori cose davvero interessanti… i testi ovviamente sono i miei, ma le soluzioni musicali sono un mix tra il mio lavoro e quello dell’A.I. Una cera bomba… ma non voglio scoprire troppo le carte.