Ricordo che alcuni anni fa, ci incontrammo dietro le quinte di un bel concerto che si teneva in un teatro della provincia di Padova. Io, da lì a poco, avrei accompagnato con la mia chitarra un famoso duo musicale, mentre lei, ospite d’onore della serata, si sarebbe esibita da sola, cantando alcune delle sue canzoni e suonando con la sua impeccabile tecnica sia le tastiere, che le chitarre.
Nell’attimo in cui ci incrociammo, nel mentre in cui io stavo provando la mia chitarra suonando “Dear Prudence” dei Beatles, lei si fermò, mi guardò e mi disse : “Dear Prudence” dei Beatles. Premetto che non è una canzone che conoscono tutti e che per questo rimasi piacevolmente stupito, un po’ perché compresi di essere di fronte ad una persona di buona cultura musicale ma anche un po’ tanto perché Andrea Mirò è sicuramente una donna molto affascinante.
È giustamenteconsiderata da molti, compreso il sottoscritto, come una delle migliori musiciste polistrumentiste e cantanti della scena musicale italiana e non solo. È famosa anche come cantautrice, autrice e direttrice d’orchestra, avendo diretto persino l’orchestra del Festival di Sanremo per ben cinque volte, coprendo un ruolo solitamente riservato ad un popolo maschile.
Ha 8 dischi all’attivo e collaborazioni importanti con: Eugenio Finardi, Mango, Roberto Vecchioni, Lucio Dalla, Ron ed Enrico Ruggeri, solo per citarne alcuni.
L’ho contattata e le ho rivolto alcune domande, alle quali lei ha risposto con grande disponibilità.
Compositrice, cantautrice, direttrice d’orchestra e musicista polistrumentista . Come si definirebbe Andrea Mirò ?
“In genere mi definisco artista, parola che contiene tutte queste accezioni, per me una vale l’altra perché, a seconda dell’esposizione e della performance, diversifico le mie competenze”.
Quando hai iniziato ad avvicinarti al modo della musica e quali sono stati gli artisti o le band alle quali ti sei maggiormente ispirata?
“La musica è stata per me un modo per esprimermi fin da piccola, nella mia immaginazione ha sempre contenuto tutto ciò che mi piaceva fare e che mi emozionava, cantare suonare ballare son sempre stati il mio modo per esprimermi, oltre che disegnare e scrivere. Ho avuto la fortuna – ci racconta Andrea Mirò – di avere una famiglia che non ha mai castrato le aspirazioni di ognuna di noi sorelle e che mi ha dato l’opportunità, non senza sacrifici comuni, di metterle in pratica. Si ascoltava di tutto a casa: jazz, lirica, classica, prog, pop, rock, cantautorato, etnica… giravano i vinili e le cassette ( do you remember? ☺) dai genitori, da amici, dai fratelli più grandi, quindi ho avuto tra le mani da subito musica degli anni ’50 ’60 ’70. Ma se ti devo dire i primi per cui ho perso la testa, per la qualità la quantità e la varietà della loro proposta creativa, sono stati i Beatles, gli unici di cui ho attaccato un poster nella mia camera”.
Al tuo attivo hai molti album (se non sbaglio almeno 8) e singoli propri, oltre a molte partecipazioni a lavori discografici altrui. Cosa rappresenta per te la musica?
“8 dischi totalmente miei – per ora- sono un discreto percorso, molte partecipazioni in dischi altrui, alcune produzioni in dialogo con cantautori di nicchia, direzioni e arrangiamenti orchestrali per eventi grossi ed importanti, molte repliche di spettacoli teatrali tra musica e recitazione… direi che la musica – ci spiega Andrea Mirò – senza paura di esser troppo retorica, è la mia vita . È il modulo espressivo che ho scelto – o mi ha scelto – per istinto e naturalezza. Lo studio è stato il modo per avere accesso ai codici di scrittura e comprensione culturale della musica, dopodichého potuto scegliere se cosa e quando usarli a modo mio (ma non ho ancora finito di sperimentare tutto quello che vorrei, una sola vita è troppo corta…)”.
Oltre ad essere un’artista molto famosa, hai collaborato nel passato, come autrice e musicista, con altre stelle della musica italiana tra cui Enrico Ruggeri e Lucio Dalla. Ci puoi raccontare qualcosa in merito?
“La collaborazione con altri artisti è sempre un momento di crescita per un artista, l’arte si “ruba” , s’impara sul campo, ed avere a disposizione la frequentazione continua od occasionale di artisti con la A maiuscola è stato per me il banco di scuola e di prova. Respirare ciò che altri hanno già realizzato meravigliosamente e compiutamente con successo prima di te ti regala l’entusiasmo e le informazioni necessarie a battagliare in questo mondo – non propriamente facile – per metterti in luce e farti ascoltare. Non sono una che sgomita, non è nel mio carattere, e si evince dalle scelte che ho fatto nel lavoro e nella vita: quello che mi interessa da sempre è vivere di questo mestiere facendo ciò che esprima la mia cifra musicale e finché potrò farlo sarò una persona felice. In 30 anni ho visto cambiare il panorama musicale, le regole di mercato, le dinamiche ed i supporti di fruizione, i media, la crisi dell’industria discografica… nonostante tutto, questo è ancora un gran bel lavoro, se hai qualcosa da dire e da dare”.
Tutti abbiamo ancora negli occhi la tua immagine di quel Festival di Sanremo 2002, nel quale eri affascinante direttrice d’orchestra, molto sicura di te stessa: cosa hai provato in quel momento?
“È stata la mia prima esperienza di direzione a Sanremo, con una canzone di cui ero coautrice e arrangiatrice, e una delle poche donne con la bacchetta in mano, in quel frangente, il che non è un particolare irrilevante: l’Italia ha una storia culturalmente pregna di maschilismo, specie in determinati settori, ed avere autorevolezza non è scontato. Però il palco è un luogo in cui non si può barare, non ti puoi nascondere, ti esponi punto. A me piace molto dirigere nel pop e nel rock, mi entusiasma e mi carica a mille, ed ogni volta che sono stata a dirigere sul palco dell’Ariston mi sono sempre divertita ( anche perché l’ho sempre fatto con artisti che conoscevo e con amici, una goduria )”. Ultimamente ho fatto un passo oltre : sono stata chiamata a dirigere un’opera da camera multimediale di musica contemporanea , in prima mondiale. È stata un’esperienza elettrizzante, che fortunatamente avrà un seguito di repliche, con mia somma gioia!”
Che progetti hai per il futuro?
“Progetti? Il prossimo disco, of course! Ho il materiale che aspetta di esser completato, l’anno scorso stavo per iniziare a realizzare i primi pezzi ma ho dovuto metterlo in stand-by per l’evento della Notte della Taranta di cui ero Maestro Concertatore e a cui mi sono dedicata fino alla fine dell’estate. Poi è partito il progetto dell’opera di cui parlavo prima, “27 dollari“, sulla storia di Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006 ( che ha assistito al debutto il 20 maggio 2019 al Teatro della Fortuna di Fano! ) . Contemporaneamente un docu-live sui 50anni di Woodstock ( con Ezio Guaitamacchi , siamo in tour già da un mese, lungo l’estate )…e ho una famiglia, 2 figli da seguire , e non è facile gestire la vita di tutti tra concerti, session, scrittura etc ☺“
Qual’è la domanda che nessuno ti ha mai fatto e che vorresti ti fosse fatta, e che risposta daresti?
“La domanda che forse nessuno mi ha mai fatto è: “nella prossima vita, progetti?” La risposta è “marzullianamente” una domanda: “Quale delle 2873654779820… vite? “ La mia lista dei progetti futuri è lunga e, come dicevo prima, una vita è troppo corta per farceli stare tutti.”
Carlo Zannetti – Onda Musicale