Rime taglienti e a tutto spiano, indice dell’avere molte cose da dire, caratterizzano il disco ed aprono la title track, “Pace Amore & Bombe Carta”, di questo lavoro di Zio Felp.
Cita tutto quello che “andava” un tempo, come professori boriosi e sbronze, e quello che è più “in” adesso, selfie e Lercio.
A questa intro arrabbiata segue “Io mi rompo le palle” che si mantiene sulla stessa lunghezza d’onda citando simboli degli anni ’80 – ’90 come Dragonball e Predator.
Citazioni contro i ragazzini che, quando vanno in discoteca, sembra più una “ludoteca”. Discorso similare per “One” che mantiene, più o meno, gli stessi toni.
Anche “Giorni”, con una intro che ricorda un carillon, è intrisa di rabbia e delusione, ma tra le dure parole emerge anche la difficoltà di reagire e di vivere “quei giorni che” non riusciamo a capire fino in fondo.
In cui nulla a senso e si vorrebbe urlare di tutto oltre che “vaffanculo”. “Io sono quello che sono e vivo per quello che ho” sono i primi versi di “Io non” in cui si affrontano temi scottanti come quello che trasmette la televisione e spaccia come una patinata realtà oltre che l’emigrazione interna verso il Nord Italia.
Il tutto accompagnato da una forte affermazione di individualità dove Zio Felp non fa rock, blues o punk, ma quello che sa fare meglio.
Con “Demoni”, invece, la questione si fa più interna ed intimista. Come tutti, anche Zio Felp ha i suoi demoni in testa da “sconfiggere” in una battaglia che sa di vincere anche se è dura. Carta e penna, coadiuvati dall’ispirazione, sono le armi per questo sanguinoso scontro.
“My Valentine” colpisce per il racconto di una storia d’amore che assume connotati più realistici. Niente passeggiate per mano in pubblico o cene in ristoranti a cinque stelle, sono momenti privati e tali debbono rimanere. Devo dire che colpisce parecchio per la sua originalità.
Ritmi leggermente più spigliati per “Cambia” dove la soluzione, per gli eventuali problemi in cui si può incappare, è il cambiamento. La partecipazione della voce femminile impreziosisce “Accanto a me” accompagnando gli “sfoghi” dell’artista.
Le seguenti “Flow” e “Soulsex” si susseguono veloci come stilettate per lasciare il posto alla finale “True story” che chiude l’album.
Per concludere, che dire di questo disco? Arrabbiato sì, ma non per questo figlio di una sfuriata o di uno sfogo senza senso. La delusione e le contraddizioni di questa società ispirano Zio Felp che analizza, senza pietà, la società moderna.
Direi che un ascolto lo merita sicuramente perché ha qualcosa da dire e si sente. Uno spunto, oltre che una visione, per una riflessione sulla propria vita e sulla società in cui si è inseriti.
Vanni Versini – Onda Musicale