Adriano Bono ha sempre messo a disposizione la sua arte per il sociale. Ha cantato a favore del risparmio energetico e della mobilità lenta, poiché lui stesso ciclista urbano e grande fan della bicicletta intesa come mezzo di locomozione e stile di vita.
Adriano Bono ha sostenuto con le sue canzoni la campagna contro il nucleare a fianco di Greenpeace Italia, ed ha posto l’accento su problematiche come l’anoressia e l’immigrazione. A più mani con artisti come Alessandro Mannarino, 99Posse, Radiodervish, Assalti Frontali ha scritto molte canzoni-manifesto che hanno supportato diverse campagne mediatiche. Adriano è un poliedrico musicista e cantante, perfetto domatore di leoni nel Reggae Circus, attento organizzatore di eventi e produttore dalle mille anime musicali, ma anche direttore e ring master.
A suon di ukulele ha fatto ballare migliaia di persone nelle piazze, nei centri sociali, nei peggiori bar, sulle spiagge e nei festival di tutta Italia. La sua musica è allegra e solare, un miscuglio di reggae e combat-folk, reggae, ska e dub. Nel 1993 è stato fondatore del collettivo Radici Nel Cemento, storica band del panorama romano per poi distaccarsene nel 2009 e far fluire la sua creatività in progetti come il delizioso set di musica calypso “La Tribù Acustica”. Con queste due formazioni, durante la prima parte della sua carriera ha pubblicato otto album e collaborato con artisti di fama internazionale (Max Romeo, Laurel Aitken, Alton Ellis, Fermin Muguruza e molti altri), firmando piccoli e grandi successi.
Nel 2008 fonda un progettino chiamato Adriano Bono e La Minima Orchestra, che ho avuto il piacere di vedere dal vivo in almeno un paio di esibizioni; memorabili gli esilaranti limbo-contest. Nel 2012 esce il suo primo disco solista, a nome Adriano Bono e la Banda De Piazza Montanara, intitolato ‘996 Vol.1’ e interamente dedicato ai sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli, mentre nel 2016 esce il nuovo album Reggae Caravan, prodotto da Soundreef.
Tra il 2015 e il 2016 collabora all’organizzazione di un Buskers Festival per Emergency e contestualmente esce un nuovo singolo con relativo videoclip dedicato all’associazione umanitaria fondata da Gino Strada.
Ultimamente ha realizzato un nuovo progetto denominato “Adrian Good” disponibile su tutte le piattaforme digitali, nelle quali Adriano Bono figura anche come beatmaker oltre che musicista e cantante. Le sonorità di questo nuovo filone sono più elettroniche e lunari del solito e spaziano dal Dub elettronico fino al Lofi Hip Hop. Ricordiamo inoltre che Adriano Bono è anche un formidabile one-man-band specializzato in spettacoli, “en solo” come ama chiamarli.
Per il resto, segue uno stile di alimentazione prevalentemente vegano crudista, è appassionato di running, pratica yoga casareccio, è molto legato al suo cane King un Podenco delle Isole Canarie, ama la letteratura, il cinema, l’arte in genere e tante altre cose.
Insomma, per farla breve, è un perfetto disadattato.
Come nasce la passione per la musica e quando hai capito che la tua vocazione era esprimere i tuoi concetti attraverso il canto.
“Ho amato la musica fin da bambino. Venivo letteralmente stregato da canzoni che mi capitava di ascoltare, guardavo le trasmissioni televisive dedicate alla musica, tamburellavo continuamente con le dita sul banco di scuola, cercavo il mio strumento ideale prendendo lezioni ora di questo ora di quello. Al liceo ho formato le mie prime band, nelle quali fondamentalmente suonavo la chitarra, ma poi cantando sotto la doccia ho scoperto di avere una buona voce e allora ho cominciato anche a scrivere canzoni e a quel punto subito sono diventato il “front man” delle band in questione. Poi i primi concerti, i primi dischi e nel giro di qualche anno mi sono ritrovato talmente invischiato nella musica che ho lasciato l’università e da allora in poi dal punto di vista professionale mi dedico quasi esclusivamente alla musica.“
In che contesto nasce il progetto Reggae Circus e quali sono stati i palchi più importanti?
“Il Reggae Circus nasce nel 2009 un po’ per caso, quando dovevo organizzare un appuntamento fisso in un locale delle mie parti sul litorale romano e non so bene per qualche ragione misteriosa mi è venuto in mente questo nome. A quel punto ho ritenuto doveroso inserire nel cast e nel programma anche qualche rappresentante dell’arte circense. La sinergia ha subito funzionato benissimo e il format è piaciuto così tanto sia a me che al pubblico che l’ho portato avanti cercando di aumentare sempre il più possibile il focus sulla componente circense, visto che comunque è questa che ci differenzia da qualsiasi altro normale concerto Reggae. Mano a mano che il format veniva collaudato e che cresceva il network di artisti di strada con i quali collaboravamo abbiamo cominciato ad andare in giro per l’Italia e abbiamo suonato sui palchi di importanti festival e manifestazioni, come Ariano Folk Festival, al Carroponte per il Milano Clown Festival, Villa Ada Roma Incontra il Mondo, Balla Coi Cinghiali al Forte Vinadio (CN) e moltissimi altri in giro per tutto lo stivale che neanche ricordo.”
C’è un legame tra il tuo stile di vita e la tua arte?
“Bè sicuramente, credo che non potrebbe essere diversamente. Anche perché spesso nelle mie canzoni parlo delle mie passioni, delle mie convinzioni, scelte di vita, cercando sempre di condividere con il pubblico quello che giorno dopo giorno scopro mi fa stare bene con me stesso. Per dire ho scritto canzoni sulla bicicletta, sulla sana alimentazione, sullo smettere di fumare tabacco e via dicendo. Parlo anche di tante altre cose nelle mie canzoni, ma insomma, sì, anche il mio stile di vita, che sicuramente è un po’ diverso da quello dell’Italiano medio, è rappresentato nei miei testi.“
Parlami del tuo legame che hai con la strada e la dimensione urbana in cui vivi e in che modo ha influito il tuo percorso artistico?
“Ho cominciato ad entrare in contatto con l’arte di strada quando è partita l’avventura del Reggae Circus, che mi ha messo in contatto con molti dei più validi artisti di strada e circensi di Roma. Quindi inizialmente il contatto era indiretto. Venivo a scoprire tutto sul mondo dell’arte di strada e ne venivo affascinato ma non la praticavo, semplicemente perché non aveva mai fatto parte del mio mondo lavorativo. Poi però piano piano inevitabilmente ho cominciato a fare le prime esperienze di spettacoli in strada, su invito dei miei amici buskers, e devo dire che ci ho preso gusto. Adesso per dire avrei una gran voglia di mollare tutto, partire con un camper o meglio ancora con una bella bici cargo con sopra tutto il necessario, e cominciare una fantastica avventura on-the-road, come uno girovago bardo medievale, per vedere dove potrei arrivare con la mia arte.“
Che futuro ha secondo te la discografia e la musica in generale?
“Difficile rispondere, perché è un tema estremamente vasto e complicato e poi perché oggi come oggi siamo in una fase di transizione in cui sta cambiando un po’ tutto. Uno dei possibili scenari, già visibile in parte, è che la tecnologia permetterà a chiunque di produrre la propria musica e farla arrivare al pubblico, senza troppe intermediazioni, in maniera artigianale magari, ma in assoluta libertà, senza bisogno indispensabile di etichette, di major o di grandi produzioni alle spalle; tutti intermediatori che poi avevano la parte del leone quando si trattava di spartire i proventi. Del resto bisogna anche vedere se si riuscirà davvero a monetizzare tutta questa musica artigianale e autoprodotta, visto che l’offerta è sempre più ampia e il pubblico sempre meno disposto a pagare. In ogni caso sono abbastanza ottimista dai, c’è fermento, vedo un sacco di giovanissimi che si dedicano alla musica, magari accendendo il pc piuttosto che imbracciando una chitarra come sarebbe successo qualche decennio fa, ma comunque poi tirano fuori cose che a volte sono davvero ottime. Fondamentalmente non credo che si potrà mai vivere senza musica, quindi in un modo o nell’altro il carrozzone andrà avanti. Almeno fin quando le AI non cominceranno a produrre musica originale indistinguibile da quella umana. A quel punto saranno guai per i musicisti. Ma per il momento c’è ancora bisogno di noi.”
(intervista realizzata da Biagio Accardi)