Recensioni e Interviste

Intervista a caspio (tutto rigorosamente minuscolo)

Esce giovedì 7 ottobre 2021 un attimo, il nuovo singolo di caspio (tutto rigorosamente minuscolo) fuori per Le Siepi Dischi e in distribuzione Believe Digital.

caspio torna con un singolo più intimo, più ricercato, quasi chill, che ricorda le sonorità soft dei Portishead. Il brano è stato prodotto in collaborazione con Cristiano Norbedo il quale, oltre ad aver co-prodotto i precedenti singoli “mai” e “bilico”, ne ha curato il mix. Il master è stato affidato a Ricky “Lo Zio” Carioti del One Eyed Jack Studio.

Abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere con lui.

Qual è l’attimo che hai voluto raccontare in questo brano?

Non so se avete presente quei piccoli pensieri che si insinuano nella testa appena avete spento la luce, quei piccoli problemi ai quali durante il giorno non avete dedicato neanche un secondo e che poi di notte diventano delle montagne insormontabili. Insonnia garantita, occhi spalancati. Restare nel letto e cercare di addormentarsi è inutile. Un attimo parla di questo: ci sono io, di notte, che passeggio per cercare di non pensare, che ascolto ogni suono per distrarmi. Per poi accorgermi che è stato tutto inutile in quell’attimo esatto in cui si fa giorno.

Come mai “tutto rigorosamente minuscolo”?

“caspio” si scrive tutto minuscolo, come anche i titoli dei miei pezzi, a soddisfare il mio disturbo ossessivo compulsivo: tutte le lettere sono alte uguali, dritto, lineare, ordinato. E poi caspio è più un concetto che un nome. Quindi è corretto in minuscolo.

Come nasce la tua collaborazione con Cristiano Norbedo? E come è stato in grado di influenzare il tuo lavoro?

Ci siamo conosciuti per caso ad un corso di home-recording. Io avevo bisogno di una mano per rendere la mia musica più professionale e per dargli un tiro più pop, in modo da non farla precipitare nel baratro di un’elettronica alternativa con sicuramente meno prospettive. Oggi mi sento di dire che, oltre ad essere il mio santissimo produttore, Cristiano è anche un amico.

Cos’è successo, musicalmente parlando, prima di Giorni Vuoti?

Prima di Giorni Vuoti è successo di tutto. Talmente tanta confusione che mi è difficile far mente locale. Avevo una band, la Free Strangers’ Society, ma poi mi sono reso conto che sono una creatura solitaria. Avevo bisogno di dare importanza al mio lavoro personale nella sua interezza, di riempire uno spazio, di portare avanti un progetto che richiedesse solo a me la fatica che non potevo pretendere da altri. Da lì, dall’esperienza, dall’età, è nato Giorni Vuoti. Che è stato il prologo di caspio.

Quali sono le influenze anni Novanta di cui hai sentito l’influsso?

Dopo quella dei giganteschi anni 70 e 80, pieni di icone e di rivoluzioni musicali, la musica degli anni 90 sembrava nulla a confronto. È stata da molti criticata, quasi bistrattata. Invece per me è stata un punto di ripartenza, di riferimento. Oggi più di allora ci si può facilmente rendere conto che mai aveva offerto un panorama così vasto. C’era il pop, il rock e, sì, c’era prepotentemente anche la dance. Porto tutto con me.

Cosa succederà adesso?

Ci sarà un EP che conterrà gli ultimi singoli già usciti e qualche novità. Ma magari ve le racconto “domani”…

— Onda Musicale

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