In occasione dell’uscita del secondo album ufficiale di Geoffrey De Vai “Respira il mio Respiro” conosciamo meglio l’artista italo-francesce, nuovo ingresso nella scuderia Vrec Music Label.
Il disco, prodotto da Paolo Agosta, contiene i singoli “Vuoti Amari”, “Nasconderai” e “D.S.E.” feat. Esa aka El Presidente. Oltre al noto rapper italiano il disco vede come ospiti anche Massimo Luca alla chitarra (chitarrista tra i più grandi da Lucio Battisti a Fabrizio DeAndrè) nel brano “uccidimi” e Roberto Dell’Era (Afterhours) al basso nel brano “Oltre”.
Descriviti in 5 righe. Da dove vieni, il genere che proponi. Dacci dei riferimenti ad artisti a cui ti ispiri
Sono nato in Francia, più precisamente a Marignane, non lontano da Marsiglia. Sono cresciuto a Ospedaletti, vicino Sanremo, dove ho vissuto fino a quando, vent’anni fa, mi sono trasferito a Milano. Il genere che propongo è un rock melodico con sfumature pop e funk. Per quanto riguarda gli artisti a cui mi ispiro direi tutti e nessuno. Tra quelli che ritengo più vicini alla mia visione musicale cito Prince su tutti, Nine Inch Nails, Damien Rice e Casino Royale.
Cosa ti spinge a fare musica?
Per me fare musica è uno stato di necessità quasi fisiologico. Rappresenta quella dimensione da cui attingo l’ossigeno di cui la mia anima ha bisogno e dove ogni volta mi carico di energie nuove. L’intero processo dello scrivere, suonare, arrangiare, produrre i miei brani è per me una vera e propria terapia, soprattutto per esorcizzare certi particolari stati d’animo che in questo modo riesco a controllare per non esserne imprigionato.
Perché hai intitolato il disco così?
Quando arriva il momento di scegliere il titolo di una canzone o di un disco, spesso accade che l’idea si manifesti da sé perché questo è magari già nascosto nei testi. Nel mio caso non è diverso. Spesso si tratta di una parola, un verso o una frase che suona già perfetta di suo sin dalle prime bozze. Semplicemente direi che dipende da una speciale alchimia che viene a crearsi tra versi e melodie o dalla particolare musicalità di un testo. “Respira il mio Respiro” è in qualche modo un’esortazione a quello che vorrei accadesse da subito una volta che si iniziano ad ascoltare le tracce del disco. Vorrei che l’ascoltatore si abbandonasse per entrare nel mio mondo sonoro e riesca a percepirlo per come viene descritto nelle atmosfere e nei testi dell’intero album. Cosa c’è di più intimo del respirare il respiro di qualcuno?
Qual è il brano dell’album a cui sei più affezionato
Non ho dubbi: D.S.E – Disturbati Stati Emotivi.
Raccontaci un aneddoto sulla realizzazione del disco?
Sicuramente l’aneddoto più esaltante, e allo stesso tempo gratificante, è stato vedere il maestro Massimo Luca entrare in sala di registrazione con le sue acustiche e notare che, dopo aver eseguito le sue parti, praticamente improvvisate oltre che perfette al primo take, le trascriveva sugli spartiti per poi firmarle alla fine. Quel gesto mi ha colpito per il suo sapore nostalgico, quello di uno modo di concepire e fare musica che oggi, purtroppo, quasi nessuno fa più.
Che farai nei prossimi mesi?
Adesso la priorità è impegnarsi affinché il disco venga promosso al meglio. Inoltre, dopo una lunga astinenza, come tutti mi auguro che la situazione generale evolva in modo tale da consentire di poter fare quanti più eventi live possibile. Infine, con il mio team stiamo gettando le basi per iniziare quanto prima a lavorare sul prossimo progetto.