I Reel Tape sono una band fiorentina costituitasi nel 2017 da un’idea di tre amici. Sono in uscita con il singolo Fake Bloom e noi li abbiamo intervistati.
Senza troppi preamboli, andiamo al sodo e conosciamo meglio i Reel Tape.
Chi sono i Reel TAPE e come nasce il vostro progetto?
“Siamo una band alternative rock di Firenze. Il progetto è iniziato nel 2017 dall’idea di tre amici, Lorenzo Franci – tornato a Firenze dopo anni a Londra -, Lorenzo Cecchi e Lorenzo Nofroni. L’idea di partenza era di provare a ibridare le proprie influenze musicali con lo strumento espressivo dei campioni vocali, dopo aver assistito ad un folgorante concerto dei Public Service Broadcasting. Da questo il nome, che fa riferimento al cutting & splicing delle bobine a nastro cinematografiche. Il gruppo pochi si è definito mesi dopo con il batterista bolognese Lorenzo Guenzi e il cantante Alessandro Lattughini, originario di La Spezia.“
“Fake Bloom” è il vostro nuovo singolo. Di cosa si tratta?
“E’ un brano nato dalla sensazione di distacco e sradicamento dalla natura. Dall’impotenza di fronte alle conseguenze del rapporto distorto tra uomo e pianeta, e dall’energia delle folle di ragazzi scesi in piazza per la crisi climatica. Nella ritmica serrata del brano abbiamo inserito la voce di Murray Bookchin, filosofo e attivista fondatore dell’ecologia sociale. Il suo monito ci ricorda l’assurdo tentativo dell’uomo di dominare la natura, che inevitabilmente si scontra con la limitatezza delle risorse e con la crescente minaccia del climate change. Nel testo risuona l’eco della frustrazione e dell’angoscia per un equilibrio che appare ormai destinato a spezzarsi.“
Il brano è estratto dal vostro ultimo album “Fences”. Come è stato lavorare alla realizzazione del disco?
“Realizzare Fences, che è interamente dedicato al tema delle barriere, fisiche e politiche ma anche sociali e mentali, è stato difficile ed entusiasmante. Difficile, perché abbiamo dovuto realizzare quasi tutto il missaggio durante il lockdown della primavera 2020, quindi in remoto, con tutte le difficoltà che si possono immaginare, fra delays e problemi di sincronizzazione. Entusiasmante, come lo è vedere un’idea svilupparsi proprio nel modo in cui la si era pensata, grazie anche a Matteo Magrini, che ha curato in modo eccellente recording, mix e mastering, ma ha anche creato l’atmosfera rilassata e amichevole di cui avevamo bisogno.“
Avete già dei nuovi progetti in cantiere?
“Sì, stiamo già lavorando da tempo a nuovi pezzi, cercando ancora di sperimentare con suoni campionati (stavolta con un approccio completamente diverso) e di rinnovare ancora il nostro sound, come del resto già abbiamo cercato di fare nelle 12 tracce di Fences, che è un album piuttosto eterogeneo con brani piuttosto diversi tra loro. Per i live l’intenzione è poi di utilizzare proiezioni video sincronizzate, in modo che sia più facile per chi ci ascolta entrare nelle atmosfere e nei temi che trattiamo, che spesso sono strettamente legati all’attualità.“