Il 29 marzo 2022 è uscita una nuova versione di “Amandoti“, immortale brano dei CCCP, a cura de L’Avvocato Dei Santi, il progetto solista di Mattia Mari.
Un’unione che non ci saremmo mai immaginati e che segna il ritorno di uno dei progetti più intensi della scena underground, un’unione che Mattia Mari, in arte L’avvocato dei Santi, descrive così: “Quel che n’è uscito è un sabba nel quale danzano tra loro passione, ossessione, amore, rabbia e sesso. L’ultimo ballo prima dell’arrivo del Sole, o quella danza che impedirà al Sole stesso di sorgere”
Ecco cosa ci ha raccontato a riguardo!
Due anni di assenza e poi una cover. Le tue pubblicazioni costituiscono l’anti-marketing per eccellenza. Hai un piano in mente? Hai del materiale ancora da pubblicare che ci tieni segreto?
«Ciao! Grazie per la curiosità, innanzi tutto. Prendo questa cosa dell’anti-marketing quasi come un complimento: sto cercando di “fare” esclusivamente quando sento di voler fare, ecco. Niente pressioni di tempistiche, momenti giusti o sbagliati… se mi va di far uscire qualcosa, la faccio uscire, semplicemente. Per quanto riguarda altro materiale, ce n’è abbastanza sicuramente per fare due dischi interi, ma chissà cosa succederà. Sicuramente mi sta tornando la voglia di pubblicare roba nuova.»
“Amandoti” dei CCCP è stata recentemente portata anche a Sanremo dai Maneskin. Sei riuscito a guardare la loro esibizione? Che ne pensi?
«Mi sembra di averla ascoltata solo durante la loro esibizione con Agnelli a Sanremo. Non la trovai molto originale, sinceramente. Molto carica di un’eventuale energia performativa, ma un po’ prova di uno stile riconoscibile e di idee»
Perchè questo brano dei CCCP ti ha conquistato, anche se il resto della loro produzione ti lascia più indifferente?
«Forse perché tra le cose che ho ascoltato è quella che è più “canzone” di tutte. C’è una melodia molto forte e una performance incredibile. È un’anomalia all’interno della loro stessa produzione, credo».
Sei riuscito ad andare in tour durante questi ultimi due anni?
«Per le band più underground gli spazi per fare concerti si sono praticamente azzerati. Niente spazi, niente cachet che permettano ad una band si sei persone di muoversi per l’Italia senza rimetterci. Un disastro»
Come stai in questo momento?
«Grazie per averlo chiesto! In verità sto molto bene, da qualche mese la mia vita s’è riempita d’amore sotto così tante diverse forme che non so più dove metterlo. È una enorme fortuna».