“Mi piove nella birra” è il tuo nuovo singolo, un brano che si presta particolarmente al periodo storico che stiamo vivendo. Vuoi raccontarci di cosa parla?
E’ la storia di un uomo che osserva il mondo e ne resta scioccato, straziato. Ciò che vede lo turba e lo fa stare male, quindi ci beve su per non pensarci. Ma quell’orrendo spettacolo l’ha ormai reso attonito e rassegnato, tanto da restare immobile anche quando inizia a piovere addosso a lui e nel suo bicchiere. Quando si rende conto che “è già un po’ di tempo ormai che beve solo pioggia” capisce che gli sarebbe bastato andarsene e trovare riparo, smettere di osservare inerme e riprendere il cammino verso la ricerca della felicità.
Con questo brano ti sei classificato secondo al Premio De André, che esperienza è stata?
E’ stata un’esperienza pazzesca. Musicalmente parlando una delle più belle della mia vita. Poi quasi inaspettata, quando ho ricevuto la chiamata per le semifinali mi ero appena svegliato e neanche ricordavo che fosse il giorno delle graduatorie. Nella mia testa è successo tutto velocemente perché ancora non realizzavo, non mi sembrava vero. Fino poi ad arrivare in finale suonando sul palco della sala Petrassi dell’Auditorium (dove, fra l’altro, avevo lavorato come tecnico del suono). Suonare in un contesto così ben organizzato, condividere il backstage con artisti bravissimi con cui ho anche legato e con giganti della musica come Daniele Silvestri, sentendomi parte integrante di qualcosa di grande; sentire il calore di un folto pubblico ed i meravigliosi complimenti da parte di una giuria di professionisti. Tutto questo è stato estremamente formativo ed emozionante. Quando poi ho saputo di essere arrivato secondo, ammetto, forse mi sono fatto sfuggire anche una lacrima.
Come ti sei avvicinato al mondo del cantautorato?
Fin da bambino ho avuto la passione per la scrittura, la poesia. Le parole sono sempre state fedeli compagne per me. I miei primi grandi amori musicali sono stati Battisti e De André. Mi affascinava ed emozionava il modo in cui, unendo musica e parole, creassero una terza arte che è più della sola somma delle sue parti. Poi in adolescenza ho scoperto il punk ed è nato un altro amore, così ho deciso di iniziare a suonare. Scrivevo già da tempo, quindi mettere in musica le parole che avevo dentro è stato piuttosto spontaneo ed immediato.
Ti piacerebbe scrivere anche per altri interpreti? Se sì, quali?
Le canzoni che scrivo sono degli intimi pezzi di me, come penso valga per la maggior parte dei cantautori. Quindi sarebbe strano farle interpretare da altri. Ma devo dire che qualche volta c’ho pensato e ne sarei incuriosito. Forse però, più che far cantare da interpreti le mie canzoni, mi piacerebbe collaborare con qualche artista, scrivere con loro e suonare insieme l’uno le canzoni dell’altro. Ne elenco giusto qualcuno fra quelli che apprezzo e che ritengo avere un’espressività non molto lontana dalla mia: Emanuele Colandrea, i Coma Cose, gli Eugenio In Via Di Gioia, Vasco Brondi, Davide Toffolo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Intanto suonare. Il più possibile! Sto chiudendo qualche data che riunirò in un piccolo tour per il centro Italia (e non solo) che si chiamerà Tour Bamento. Seguendo i miei canali social potrete essere informati sui vari eventi. Dopodiché, fra non molto, sarò felice di farvi sentire qualcos’altro di nuovo.