Recensioni e Interviste

Dada Sutra: intervista a proposito del suo EP di debutto

Dada Sutra

Il 3 giugno 2022 è uscito “EP 1“, in distribuzione Artist First, il disco di debutto di dada sutra.

Dada Sutra propone quattro tracce di cui fa parte anche il precedente singolo “big boy“. Finalmente i brani vedono la luce e inquadrano così uno dei progetti più unici e meno collocabili della scena indipendente. Un mix unico di generi ed influenze dal respiro internazionale che finalmente svelano il mondo alieno di Caterina Dolci. “EP 1” contiene un mondo pieno di orrori ma anche la voglia di trovare un angolo di bellezza, non farsi schiacciare, continuare a vivere, sentire, evolvere. 

Abbiamo deciso di parlarne direttamente con lei. 

Come hai radunato la tua “squadra” musicale e come hai capito che i tuoi musicisti erano affini al progetto che avevi in mente?

«Con Vincenzo Parisi, il tastierista – si offende moltissimo se lo chiamo così perché prima di tutto è un pianista classico e compositore, ma di fatto con me suona le tastiere – suono da molto tempo, siamo anche stati una coppia. Tra noi c’è sempre stato un equilibrio molto bello, musicalmente e non, in cui credo che ognuno dei due tiri fuori il meglio dall’altro. Giacomo Carlone, il nostro batterista che ha prodotto anche l’EP, l’abbiamo conosciuto tramite l’amico comune Damon (quel pazzoide dei Mombao) ed è stata intesa immediata, mi trovo benissimo a suonare con lui e lo stimo molto. Cristiana Palandri è l’ultima arrivata, ci siamo trovate prima come compagne di bevute, in realtà… Poi l’ho tirata in mezzo nel progetto, anche lei è una musicista incredibile, con un senso estetico raffinatissimoMi piace questo insieme, perché siamo quattro figure molto eclettiche e diamo tutti un apporto personale al progetto: io sono un po’ la leader perché ho scritto grande parte delle canzoni, ma poi quando suoniamo insieme non credo di “uscire” più degli altri, non è come avere una band spalla, ognuno è libero di esprimersi e ci sosteniamo tutti a vicenda

Che poi, avevi in mente un progetto o le sonorità di dada sutra sono emerse naturalmente? 

«Avevo molto chiari i miei riferimenti per le sonorità: PJ Harvey, i Bad Seeds, Carla Bozulich, Lydia Lunch, Tom Waits, e similari. Ma poi il nostro suono si è formato, in verità si sta tutt’ora formando, in maniera abbastanza anarchica e grazie ad un apporto collettivo, non abbiamo deciso nulla a tavolino

La sensazione, quando ascoltiamo il disco, è quella di avere a che fare con il sentimento della solitudine… è così?

«Sì, esattamente, sono pezzi che ho scritto in un periodo della mia vita in cui mi sentivo molto sola e senza una strada chiara davanti. Penso di aver preso sia il negativo che il positivo della solitudine, in quel periodo: sia la tristezza e il senso di isolamento, sia la possibilità di conoscersi più a fondo, ridefinire le proprie priorità e regole, staccarsi dal conformismo: e credo che queste due facce della solitudine emergano entrambe dalle canzoni dell’EP.»

Quand’è stata la prima volta che hai suonato il basso? E poi che cos’è successo?

«Avevo più o meno vent’anni. Suonavo la chitarra classica ma mi ero stufata a morte di suonare solo musica classica, e ho deciso di provare una lezione di basso elettrico. Non racconterò la storia dell’amore a prima vista perché non è andata esattamente così, ci ho avuto un rapporto più complesso: comunque, suonare uno strumento è un po’ come un matrimonio, ci può essere il colpo di fulmine, ma più che altro serve costanza e voglia di andare avanti anche quando sembra fare tutto schifo

Come stai ora? 

«Sto ok, devo dire, sono molto contenta dell’ambiente e delle persone che ho intorno. Mi sento un po’ impaziente e vorrei che le cose succedessero più velocemente, ma questa è una mia caratteristica da sempre, che piano piano imparo a domare. E poi ho molta voglia di mettermi a lavorare su materiale nuovo! Ho un po’ di canzoni in cantiere e non vedo l’ora di dare forma al prossimo album

— Onda Musicale

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