Recensioni e Interviste

A Roma, a Centocelle La Città Ideale porta la lirica “in strada” con Opera Taxi. Intervista a Francesco Leineri

Dopo aver portato 99 Variazioni sul Nessun Dorma dalla Turandot nel 2021 per le strade delle periferie romane a bordo di un camion, La Città Ideale torna a confrontarsi con la tradizione lirica con Opera Taxi: un taxi, un toy piano, un compositore e una mezzosoprano in un viaggio schizofrenico nello spazio e nel tempo sulle note di Mozart, Missy Mazzoli, Rossini, John Adams, Purcell e Bizet.

Dal 16 al 19 luglio un taxi per sei persone, con a bordo il compositore Francesco Leineri e la cantante lirica Clara La Licata, condurrà gli spettatori non solo in un viaggio musicale urbano e originale tra le zone più caratteristiche del Municipio Roma V, ma li farà anche salire a bordo di una vera e propria macchina del tempo operistica che li trasporterà dal ‘600 fino ai giorni nostri.

Per l’occasione abbiamo intervistato Francesco Leineri.

  • Come nasce Opera Taxi? È il secondo anno che porti la lirica in periferia e “in movimento” con La Città Ideale: perché?

Alla base di questa mia ricerca c’è un’idea di musica mobile di forte connotazione installativa: una musica che possa essere camaleontica, pensata ab origine in connessione diretta con il quotidiano e confondibile con esso. Con il festival de La città ideale ho lavorato nei mercati, nei luoghi di movida, nelle ore di punta in mezzo al traffico: OPERA TAXI è una di queste pratiche musicali performative in territorio urbano che ho elaborato in questi anni e che mi permettono di pensare e fare musica attraverso una declinazione del mio lavoro senza sipario o sovrastrutture, un’idea di musica mobile che possa essere trovata e non cercata. Il team de La città ideale lavora da anni con le periferie e ha molti meriti al riguardo, in loro ho trovato dei validi interlocutori.

  • Pubblici e luoghi: pubblico casuale VS pubblico volontario, teatro VS luogo “alternativo”. C’è qualcuno che vince? Quali sono le differenze? E da che parte batte il tuo cuore?

Il mio cuore batte per un pubblico autentico e per chi ha rispetto per il mio lavoro, chiunque esso sia e qualsiasi ruolo ricopra: fruitore, ente pubblico, produttore. Mi bastano del terreno fertile e un paio di buoni motivi per darmi un senso o stare a mio agio. Il dove, il come e le differenze che scaturiscono fra differenti dispositivi vanno automaticamente in secondo piano.

  • Qual è il repertorio proposto da Opera Taxi e com’è nato? Come avete lavorato con Clara La Licata?

Clara La Licata è una cantante d’opera appena diplomata al Conservatorio di Bologna e già da tempo è avvezza con entusiasmo e competenza al repertorio nuovo. L’ho scelta dunque per la sua capacità di sapersi mettere in gioco e per la sua estrema versatilità. Il repertorio che ho assemblato è una selezione di arie d’opera per mezzo soprano, dal Seicento ai Duemila, da Purcell a John Adams: il link che ho creato, tra il fare e la fantasia, è lo stesso che intercorre tra una macchina con conduttore e una macchina del tempo con radio vivente.

  • Tu sei giovane: come ti sei avvicinato alla classica e quale pensi sia il messaggio che porta con sé la musica alta?

Ho cominciato a studiare composizione perché non riuscivo a inscrivere il mio potenziale creativo nell’idiomaticità di un’unico strumento: già l’avevo notato da ragazzino, non sapendo scegliere quale fra i tanti andasse veramente bene per me. Così ho pensato che la scrittura e dunque quel percorso di studi in Conservatorio potesse essere il più completo per approfondire i mezzi creativi a mia disposizione, e ammetto che nonostante alcune difficoltà sia stato effettivamente così. È stato un percorso molto lungo e faticoso, dieci anni nei quali ho scoperto tantissimi miei punti deboli: la letteratura musicale scritta è una fonte inesauribile dalla quale sono partito, un bagaglio enorme sul quale mi sono soffermato e dal quale certe volte mi sono anche discostato. È un territorio estremamente eterogeneo, soprattutto nelle sue coordinate odierne: imbrigliarlo in un unico scopo potrebbe risultare un po’ approssimativo.

  • Spesso si pensa che sia un genere lontano dalla grande fruizione in quanto difficile accessibile. Secondo te è così? Perchè?

Certamente una sinfonia di Bruckner ha dei tempi di fruizione differenti rispetto a quelli di un TikTok e questo è un fatto evidente e poco raggirabile. Spesso però parlare di musica “alta” crea subito e pericolosamente, ben prima della battuta di attacco di qualsiasi musica, un divario enorme fra chi fa e chi ascolta: anche questa è una verità innegabile. Non parlo di arrendersi a certa retorica semplicistica e superficiale alle quali siamo fin troppo abituati, ma credo sia più utile oggi focalizzarsi piuttosto sulle differenze fra musica scritta oggettivamente male e musica scritta oggettivamente bene. Sul rilievo che si possa dare alla musica che crei domande o dia risposte in modo chiaro e sensato, magari anche rispettoso nei confronti del mondo circostante. Sono certo del fatto che poi tutto questo interrogarsi potrà risultare quantomeno un pochino più semplice.

  • E quali possono essere le vie per far avvicinare il grande pubblico alla musica alta?

Non penso sia necessario ossessionarsi su come far avvicinare il pubblico al nostro lavoro. Penso che gli artisti debbano imparare piuttosto a saper farsi trovare con intelligenza e competenza. Tutto qui.

— Onda Musicale

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