LUCIANO è il nuovo EP di KABO, rapper e cantautore della provincia milanese, in passato già al lavoro con Dj Myke, Big Fish e Marco Zangirolami, e prodotto interamente da alone.nowhere, uscito il 24 giugno 2022 e distribuito da Stage One Music.
Questo nuovo lavoro di Kabo è composto da cinque brani, due dei quali, Spettri e Modì, usciti nei mesi precedenti ad anticipare quello che è il fil rouge di tutto l’EP: l’inadeguatezza, il sentirsi fuori posto. In ogni canzone lo sguardo di KABO si sofferma su qualcosa: dal capitalismo alla spiritualità, dagli spettri personali all’amore, dove al centro del racconto c’è l’uomo, con il suo ostinato tentativo di non farsi divorare da un mondo sempre più cannibale.
Come sempre, abbiamo deciso di incontrarlo per fargli qualche domanda.
Dov’è stata scattata la foto che poi hai usato come copertina?
«È stata scattata a Buscate, un comune vicino a Legnano, nel mezzo dei campi della provincia. La struttura che si vede è un ex tritarifiuti dismesso da anni».
Qual è il tuo legame con la periferia e le zone lontane dalla metropoli?
«Con la periferia di Milano, nessun legame particolare. Più che altro con la provincia dove sono cresciuto. Il legame che ho coltivato con gli anni è di amore/odio. Sono molto legato al luogo che mi ha cresciuto e credo che nasconda molti tratti caratteristici che si rivelano nelle persone che lo abitano. Quello dove sono cresciuto io è un mondo apparentemente tutto grigio ma che nasconde molte meraviglie nascoste. Tra i boschi, tra i fiumi, tra i piccoli paesi ma anche tra le persone stesse.»
Quando hai scelto il nome Kabo perché ti rappresentasse? Ha un significato? E ti rappresenta ancora?
«Mi chiamo Kabo dal 2013 se non ricordo male. Anni fa scrissi in una rima che diceva “mi chiamo Kabo perché esco da un vo-cabo-lario”, questa è l’origine letterale. Sono due sillabe centrali estratte dalla parola “vocabolario”. Ho scelto questo nome per evidenziare la mia passione per le parole e per la scrittura, mentre la lettera “K” l’ho aggiunta io perché mi piaceva. Direi che il mio nome mi rappresenta ancora molto bene!»
Ti consideri un cantautore?
«Direi di sì, come tutte le persone che compongono testi e musiche originali in autonomia. Molto spesso utilizzo la chiave lirica del rap, ma i contenuti restano totalmente miei, quindi il termine “cantautore” potrebbe appartenermi.»
A chi consigli l’ascolto di “Luciano”?
«Lo consiglio a tutte le persone che si sentono inadeguate nella propria posizione. A tutte le persone che vorrebbero scappare e andare via per ricominciare un’altra vita altrove. Grazie!»