Conosciamo meglio la rock band veneta degli Zagreb che escono oggi con il nuovo lavoro “Fulmini” per Vrec / Dischi Soviet.
Descrivete la vostra band in 5 righe. Da dove provenite ed il genere che proponete. Dateci dei riferimenti ad artisti a cui vi ispirate
Zagreb nasce nel 2014, arriviamo dal profondo Nord-Est e suoniamo rock in italiano dal giorno in cui ci siamo incontrati. Ascoltiamo di tutto, ma le nostre origini musicali arrivano dal grunge di Seattle, dal Blues e dalla musica d’autore italiana. Mescolando un po’ tutto, nasce Zagreb.
Cosa vi spinge a fare musica?
La nostra è pure passione e senza la musica non sapremmo davvero come sfogare tutte le frustrazioni. Comporre, trovarci in saletta, fare migliaia di km per raggiungere un palco fa parte di noi da lunghi anni e stare insieme è diventato estremamente fondamentale per nostre vite.
Perché avete intitolato il disco così?
Fulmini nasce in pieno lockdown. Avevamo bisogno di esprimerci e di raccontare i nostri stati d’animo, nonostante fosse uscito da poco il terzo disco (Tu sarai complice). Come un fulmine dunque, quasi inaspettato, ma molto rumoroso e d’impatto. Non ci abbiamo messo infatti molto tempo per decidere e registrare i 10 brani che avrebbero rappresentato il quarto ufficiale lavoro in studio: 10 canzoni di protesta, sofferenza, felicità. Un vero e proprio Zagreb.
Qual è il brano dell’album a cui siete più affezionati ?
La bellezza di Zagreb sta senza dubbio nell’unità ma anche nelle grandi differenze artistiche di ognuno di noi: chi ama più suoni leggeri, chi necessita di urti più pesanti, chi di ritmi più incalzanti. In ogni nostro disco cerchiamo dunque di inserire quello che siamo o che vorremmo essere in quel preciso istante, quindi non esiste una canzone preferita e come dei figli, li amiamo tutti allo stesso modo.
Raccontateci un aneddoto sulla realizzazione del disco.
Lo studio di Ferrara (Animal house studio di Federico Viola) dove da anni ormai produciamo i nostri album è come la casa al mare di famiglia e ogni volta non vediamo l’ora di prendere valigie e strumenti e partire per raggiungerla. Sicuramente, invitare un grande artista come Pedrini e vederlo contaminare il nostro rifugio con la sua preziosa presenza, anima, calore è stato incredibile. I suoi racconti, i nostri, il buon vino che faceva sorridere e ci univa, il brano Resto solo io che ci faceva innamorare, sono stati attimi che mai dimenticheremo.