Recensioni e Interviste

Miller’s Wave, intervista per Onda Musicale

Miller's Wave

Fuori dal 26 ottobre “Outdoor Recreation”, il primo album di Miller’s Wave. Nove brani di musica Elettronica che coinvolgono l’ascoltatore nel profondo

“Outdoor Recreation” è il primo album di Miller’s Wave. Si tratta di nove brani di musica elettronica che coinvolgono l’ascoltatore profondamente, suggestionandolo e catapultandolo in un mondo rarefatto e alieno, ma per qualche ragione familiare. I pezzi sono solo musica allo stato puro, il pubblico è libero di viaggiare nelle sensazioni senza una direzione obbligata dai testi.

Curiosi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la mente che si nasconde dietro Miller’s Wave!

Miller’s Wave, come è nato questo nickname? Cosa rappresenta?

«Si riferisce ad un momento preciso, che mi ha colpito profondamente, del film “Interstellar” di Christopher Nolan. Non è tanto la scena in sé, ma quello che l’accaduto provoca nello stato d’animo dei protagonisti. Il film mi ha scosso parecchio e c’è molto di questo concetto terribile – ovvero di dover abbandonare la terra alla ricerca di un mondo nuovo – nella mia musica. Al di là del nome d’arte vedrei questo film in continuazione, è meraviglioso

Raccontaci la storia del tuo nuovo album “Outdoor Recreation”.

«È un racconto, una storia che tuttavia non vorrei svelare nei particolari, mi piacerebbe che chi lo ascolta si lasciasse trasportare dalla sua interpretazione personale, anche se i titoli delle tracce potrebbero offrire un piccolo aiuto… c’è anche qualche indizio sparso qua e là ben nascosto in mezzo alla musica.

Diciamo che è un viaggio, nella nostalgia, nelle fobie infantili, nella natura, non sempre intesa come paradisiaca e benevola al 100%. Ci sono dei momenti di assoluto conforto e degli altri forse un po’ terrificanti

Avevo voglia di raccontare delle sensazioni precise, legate anche a dei ricordi, che a volte mi viene difficile spiegare a parole; queste emozioni sono legate al mio passato ma si intrecciano inevitabilmente anche col presente, per questo ho ricercato appositamente un suono che non fosse affatto moderno ma neanche collocabile troppo facilmente in un determinato periodo storico. Ci sono i ronzii delle videocassette ma anche le distorsioni digitali delle musiche dei videogiochi

Qual è il brano a cui sei più legato e perché?

«“Flourish in our Homes”. Quando l’ho costruita ero preso da una fortissima nostalgia, avevo in mente un ricordo preciso della mia infanzia e avevo bisogno di trasformarlo in qualcosa di tangibile. Non volevo mi sfuggisse».

C’è un pezzo che è stato più difficile da scrivere?

«“Keeping All Your Toys”. Contiene dei sample di un vecchio documentario e ho dovuto costruire la musica intorno al parlato. Tratta di un argomento particolarmente attuale, anche se il documentario è davvero preistorico. Anche in questo caso il brano si lega ad alcuni ricordi specifici, non troppo piacevoli, che non volevo si diluissero».

Cosa ispira la tua musica?

«Le immagini, sia quelle statiche che quelle in movimento, infatti amo le colonne sonore e in particolare quelle degli anni ‘80, piene di sintetizzatori e atmosfere, ma anche le pubblicità e i documentari che divoravo avidamente quando avevo 8 o 10 anni.

In realtà anche i sogni e i ricordi tendo a conservarli come fossero dei film o dei cartoni animati, e cerco di costruirci sopra la musica come farei se fossi un compositore di colonne sonore… cosa che in realtà amo fare anche con i film veri, ma questa è un’altra storia.»

Cosa c’è nella tua playlist?

«In macchina c’è di tutto, dalla colonna sonora di Twin Peaks, ai Nine Inch Nails, ai Queen alle sigle dei cartoni. Viaggio spesso con le mie figlie e la mia compagna, quindi bisogna fare contenti tutti.

Nel privato non ho una playlist definita, a volte ascolto per giorni sempre lo stesso pezzo. Qualche settimana fa ho ascoltato in continuazione la fantastica canzone dello spot della Cedrata Tassoni, cantata da Mina. Due mesi fa ero in fissa con Charles Bernstein (compositore di A Nightmare on Elm Street)

Quali sono le tue aspirazioni?

«Fino a qualche tempo fa ti avrei detto che la mia più grande aspirazione sarebbe quella di continuare a fare musica per tutta la vita, sempre con nuove idee. Ma questa in realtà è solo una conseguenza di quello che desidero davvero, cioè un mondo che possa risorgere dalle sue ceneri, dove si possa vivere nel completo rispetto di qualsiasi essere umano, a contatto con la natura e con la piena consapevolezza del nostro potenziale creativo

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— Onda Musicale

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