Recensioni e Interviste

TheVerso: il pop tra passato e futuro

Parliamo del nuovo disco di Luca Cicinelli, cantautore romano che in arte sceglie di firmarsi TheVerso.

Un moniker che gioca con le allusioni di questa parola, il verso, l’universo – come il titolo del singolo che troviamo in rete. Il disco “Futuro Vintage”, altro ricamo lirico che vuol mettere in scena un dream pop dalle smaccate rifiniture inglesi per dedicarsi alla nostalgia romantica e alla vita quotidiana dentro un pop main stream gustoso e senza fronzoli. Un lavoro pulito, sincero e decisamente credibile. Forse ancora in cerca di una vera definizione personale…

Una sorte di ponte tra presente e futuro. E per quanto riguarda il passato? Che rapporto hai con il passato?

Ciao, grazie dello spazio. Penso che il passato sia parte di noi, perché può farci ricordare da dove veniamo e lasciarci degli insegnamenti. In fondo si sa davvero che qualcosa brucia perché se ne ha la memoria. Per me è comunque necessario non fermarsi semplicemente a ricordare il passato, perché quello che conta davvero è il presente: tuttavia credo che per andare nella giusta direzione verso il futuro sia utile conoscere quello che è stato.

Dentro il video de “L’Universo” ci lasci romanticamente lo spiraglio che altrove la vita sia migliore… profondamente in te credi che esista una speranza o sei di quelli che pensa che non resti altra soluzione che scappare?

Domanda difficile. A volte la musica può essere soltanto un’evasione da una realtà scadente, altre volte può descrivere situazioni molto reali. In generale è molto difficile trovare nella vita situazioni o emozioni “da film” ma non credo che sia sempre impossibile. Se le cose straordinarie però capitassero sempre non sarebbero davvero straordinarie… Per questo in fondo il bello della vita è anche cercarle e scrivere canzoni per me è un modo per farlo.

Parlaci del suono: pulito, corretto, composto… pop. Dicci la tua…

Nel disco ci sono anche molte chitarre distorte quindi più che di suono pulito parlerei di scrittura “pulita”. In architettura ci sono degli edifici che sembrano stare in piedi da soli ma in realtà per garantire quella naturalezza ci sono studi, sudore ed elementi ben dosati. Mi piace pensare alle mie canzoni come a quegli edifici: mi piacciono le canzoni che si prendono la mia attenzione al primo ascolto e ricerco un modo di scrivere solido, semplice e diretto con la consapevolezza che la semplicità richiede degli sforzi perché è difficile da ottenere.

Chi è l’astronauta seduto sul pianeta? Che poi sarebbe la luna? Io penso che in questa copertina ci sia molto dentro… compreso l’impatto visivo che a suo modo mi fa pensare alla toppa di una serratura… come ad aprire un varco verso altre risposte…

Mi piacciono le cose che hanno più significati per cui apprezzo la tua analisi. Per quanto riguarda l’astronauta potrei anche dirti che sono io, dopo tutto già nel video del singolo “L’Universo” indosso un casco da astronauta…Eppure non sono del tutto sicuro che sono io. Per me era soprattutto importante utilizzare un’immagine nella copertina che potesse esprimere il titolo “Futuro Vintage” e penso che un astronauta nello spazio che suona una chitarra acustica funzioni perché riesce ad unificare tradizione e modernità, passato e futuro.

E poi dobbiamo per forza parlare di rock… e qui il tuo fare inglese viene fuori o sbaglio?

Sì, diciamo che sono un appassionato oltre che di rock classico anche di pop-rock britannico anni 90, sono cresciuto ascoltando band come Oasis e Verve. Penso che queste mie influenze un po’ “brit” vengano fuori anche in certe mie canzoni in italiano più “cantautoriali”. Ascoltare per credere.

— Onda Musicale

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