Fuori il singolo “Posso portarti con me” di Casx con la collaborazione di Forse Danzica.
Torna il progetto di Casx (che si legge Casper), moniker di Arianna Puccio, con un nuovo singolo dal titolo “Posso portarti con me”, questa volta vantando la collaborazione con Forse Danzica.
Dopo i precedenti singoli “Seminterrati“ e “Fammi male“, sempre in distribuzione Stage One, Casx si muove attraverso la scena underground di Milano, affondando e si stratificandosi di influenze dark e alternative e parlando a una generazione dimenticata: quella che ha vissuto Myspace e le band chiuse nei garage, quella esclusa dai bonus e quella che, di base, torna a casa ubriaca e non sa che cosa fare in futuro.
Casx, ci riporta ad uno dei momenti più belli del film Casper, perchè “Posso portarti con me” è una citazione che ha segnato tutti i figli degli anni Novanta. Partendo dalla serie Netflix “Mercoledì”, ne abbiamo parlato direttamente con lei.
Con Mercoledì su Netflix sembra proprio che lo stile emo e dark stia tornando di moda. Com’è stato per te? Sei tornata in queste acque solo di recente, o le vibes di Casper è stata sempre parte di te?
Essendo del ’93 se si fa un rapido calcolo si intuisce che io a 14 anni ero nel pieno del boom degli emo delle Colonne di San Lorenzo! Per quanto mi sia evoluta nel tempo non ho mai smesso di essere una piccola Mercoledì, forse perché sono rimasta legata molto ad alcuni film della mia infanzia e a una certa parte di me, forse perché ascolto ancora con piacere tutte le band e gli artisti che ascoltavo da ragazzina e sicuramente perché ho conservato tutte le mie fisse di quando ero piccola, come quella per i film cult e i vecchi horror. Casper, la famiglia Addams e tutto quel mondo lì hanno sempre fatto parte di me.
E com’è stata invece quella fase in cui emo e dark era sinonimo di sfigato?
Essere dark quando ero adolescente è stato tremendo, non tanto perché io mi sentissi sbagliata a vestirmi in un certo modo o ascoltare un certo tipo di musica, quanto perché appunto non eravamo nel gruppo delle persone “alla moda”. La cosa più difficile però è stato gestire i miei outfit con la mia famiglia perché l’apertura mentale di inizio anni 2000 non era certo quella di oggi. Vedo spesso le nuove generazioni e le invidio perché gli adolescenti di oggi si spalleggiano e si battono per la diversità, mentre io spesso venivo bullizzata se stavo con quello che per gli altri era diverso ma per me era solo una persona o un gruppo di persone. Tanto di quel periodo verrà fuori nei miei prossimi pezzi.
Perché il film di Casper ti ha colpito così tanto? E che cosa ha effettivamente a che fare con il tuo progetto musicale?
Come dico a chi mi chiede questa cosa, Casper è di fatto una storia molto triste che narra di un bambino che muore e rimane bloccato assieme agli zii fantasma che vorrebbero renderlo un fantasma cattivo, come tutti i fantasmi, ma Casper è un buono e l’unica cosa che vuole è trovare un amico. Sono molto legata a questa storia perché da ragazzina mi sono sentita molto così, alla ricerca di un amico quando mi dicevano che non potevo averne perché ero strana. Casx è di fatto la mia parte più intima, quella che ho sempre lasciato in un cassetto perché pensavo fosse troppo strana per essere capita, ma crescendo ho capito che ero io che non mi lasciavo conoscere.
Perché Forse Danzica ha sposato la tua causa, e quanto c’è anche di suo qui dentro?
Ho conosciuto Matteo durante la pandemia, perché aveva bisogno di un art director (che è il mio lavoro di tutti i giorni). La sintonia tra me, lui e il sui progetto è stata da subito evidente. Dico sempre che io e Matteo siamo come due personaggi usciti da un film di Tim Burton, facciamo parte della stessa trama e dello stesso universo, non so come spiegarlo diversamente, è una cosa che abbiamo sentito subito a pelle e che oggi è evidente a chiunque. Per questo motivo è stata la prima persona al mondo a cui ho fatto leggere tutti i testi che avevo sepolto nei miei cassetti e ha avuto la sensibilità giusta per entrarci dentro e farne delle cose bellissime. Non lo ringrazierò mai abbastanza per il regalo che mi ha fatto permettendomi di fare uscire questo progetto. C’è tanto di suo dentro Casx.
E per finire, che cosa c’è invece c’è di tuo qui dentro? Ti poni mai limiti su ciò che l’esterno deve vedere in Casx?
Come dicevo prima, Casx è una parte di me che solitamente tengo molto nascosta. Per lavoro tendo a tirare fuori la parte forte, decisa, pragmatica, altruista di me. Difficilmente mi faccio vedere fragile e tendo ad essere un esempio e un supporto per gli artisti con cui lavoro e i miei colleghi. Esiste però un altro lato della medaglia, esistono tante cose, difficoltà emotive e non che mi hanno portata ad essere così, motivo per cui non vivo mai le cose brutte come cose insormontabili, ma cerco sempre di capire come superarle e come andare oltre i miei limiti. Quindi no, non voglio limiti su cosa le persone dovrebbero vedere di me, ho passato già abbastanza tempo a farmi pare su cosa le persone dovrebbero pensare di me o meno. Questo progetto parla di difetti e dell’importanza di avere dei difetti.