Dalla Norvegia alla Toscana, Gebhardt ha un passato nei Motorpsycho e una carriera musicale che lo ha portato ad esplorare la musica in tutte le sue declinazioni o quasi.
Approdato in Italia anni fa, la fucina di Gebhardt è il Das Boot Studio, dove produce musica, tra cui il suo ultimo lavoro “Geb Heart”, un album che condensa la sua filosofia di vita e il modo in cui vive il Mondo, il “Gebismo”.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Onda Musicale.
Come descriveresti il tuo nuovo album “Geb Heart” ad una persona che ancora non l’ha ancora ascoltato?
«Geb Heart è un collage musicale pieno di dolci melodie nascoste dentro a un gran casino sonoro.
Pensavo che avessimo fatto un album rock, ma dalle recensioni e dai commenti degli amici ho capito che il mio alter-ego pop ha preso il controllo durante il processo di scrittura del materiale, quindi sì, è un album rock-pop melodico e dolcemente rumoroso.»
Cosa è cambiato nel tuo modo di produrre musica e dischi da quando hai iniziato questo percorso solista ad oggi? Cosa invece rimane centrale nel tuo approccio creativo?
«Credo che in realtà sia cambiato ben poco, ho ancora un approccio infantile quando inizio a lavorare su un nuovo progetto, che sia per me stesso o per altri. Trovo molto affascinante seguire lo sviluppo dei brani dal primo demo all’arrangiamento/produzione finale, per vedere se rispecchia quello che avevo in mente all’inizio.
Ho iniziato a registrare musica quando ero adolescente, su macchine a cassette a 4 tracce, e devo dire che i momenti magici che ho vissuto con il mio primo registratore sono difficili da rivivere con l’attrezzatura che ho adesso e che costa molto di più. Per me è importante non concentrarmi troppo sulle cose tecniche, ma sulla musica. Se hai qualcosa da comunicare, riuscirai a farlo anche se registri su una semplice microcassetta.
Ho fatto molti dischi nel corso degli anni, in tante direzioni musicali, quindi ho una grande cassetta degli attrezzi da cui attingere quando mi perdo per un secondo, e onestamente mi perdo sempre.
Come associ i testi alla musica? Nascono insieme oppure in momenti separati? Dove trovi ispirazione per i testi?
«Io scrivo la musica, ma i testi li scriviamo insieme con Marì. Per quanto mi riguarda, l’ispirazione me la dà la vita stessa, qualsiasi cosa accada intorno a me, a volte alcune parole che sento alla radio o in tv possono per esempio dare il via a un gioco creativo con le rime che poi potrebbe trasformarsi in un testo per una canzone.
Solitamente la musica viene prima, ma ho sempre qualche testo “finto” che canto nella mia testa mentre suono la chitarra, che può anche dare la direzione della storia che sarà poi raccontata nella canzone.
Quando scrivo musica questa esprime dei sentimenti, e lo stesso vale per i testi, e per funzionare bene insieme devono andare nella stessa direzione.»
In questo disco i testi sono stati composti in collaborazione con Marì Simonelli, che ha anche registrato il basso. Che differenze ha comportato questa scelta?
«Il fatto che io e Marì abbiamo lavorato insieme a questo album è stata una cosa naturale. Abbiamo iniziato a scrivere musica insieme fin da quando ci siamo conosciuti, inoltre abbiamo lo studio a casa, quindi ci sono sempre idee di canzoni sospese nell’aria che possiamo provare tra una sessione di lavoro e l’altra. Ironia della sorte, è stata la pandemia che ci ha concesso di avere il tempo necessario a raccogliere tutte queste idee e di finire l’album Geb Heart.
Abbiamo approcci differenti al lavoro e alla scrittura, il che ci consente di stimolarci e darci sempre input a vicenda. Forse direi che Marì è più riflessiva, mentre io sono quasi tutto istinto. Lei può passare un’intera giornata a cercare la parola giusta da inserire in un testo, io non ho tutta questa pazienza e in generale non vedo l’ora di finire qualcosa che ho cominciato… perché nel frattempo ho già iniziato a pensare ad altro.»
Gli aspetti visuali dell’album sono ad opera tua. Un collage compone la copertina. Come è nata questa idea e come l’hai portata avanti?
«È stata Marì a suggerirmi di provare a fare dei collage per la copertina, aveva visto alcuni artwork che avevo fatto da giovane e le erano piaciuti molto. L’idea mi è piaciuta, mi sono procurato molte riviste e giornali e ho iniziato a tagliare e incollare pezzi di carta. Ho sempre amato disegnare, dipingere e lavorare visivamente quando avevo un po’ di tempo libero, quindi è stato facile convincermi. È così bello vedere come un ritratto si materializza mentre tu sei seduto in una sorta di trance meditativa a spostare pezzi di carta, e lentamente l’immagine prende vita. Il ritratto di Marì “Wife in the Morning” ha richiesto un po’ di tempo per essere realizzato, ricordo che faticavo a capire cosa non andasse, ma all’improvviso è successo qualcosa e “lei era lì”, la mia piccola “Monna Lisa”.»
Produci la tua musica nel tuo studio in Toscana. Hai avuto modo di esplorare negli anni la scena musicale locale? Cosa ti piace del modo di fare musica in Italia? E cosa invece preferiresti fosse diverso?
«In realtà non ho ancora esplorato a fondo la scena musicale, perché devo ammettere che non sono un grande ascoltatore di musica, a me piace farla. Marì invece adora ascoltare musica e ovviamente in tutti questi anni mi ha riempito di stimoli per avvicinarmi alla scena italiana, CSI e CCCP, Marlene Kuntz, Bluvertigo, Afterhours, Fabrizio De André, Franco Battiato, Lucio Battisti… devo dire che sono molto impressionato dal livello dei musicisti e degli artisti italiani in generale, mi sono perso troppe cose a causa della barriera linguistica ma non solo, perché purtroppo in Norvegia arrivano soltanto Ramazzotti, Bocelli e la Pausini.
Riguardo a ciò che vorrei fosse diverso, forse mi piacerebbe che a volte le cose fossero organizzate meglio. Qui sembra un po’ difficile fare le cose semplici rispetto a come sono abituato io.»
Dove ti porterà questo nuovo album? Hai progetti per il 2023?
«Al momento sono impegnato in studio a registrare nuova musica. Come succedeva con i Motorpsycho ai vecchi tempi, quando un album era finito eravamo già impegnati a pianificare il successivo.
Ma credo che la tua domanda si riferisca al fatto se ci saranno date live. Alcuni anni fa io e Marì abbiamo fatto alcuni concerti in duo, io, lei, alcune percussioni e una semplice drum machine, una di quelle con soltanto un paio di ritmi di batteria dove al massimo puoi aumentare o diminuire il tempo… la adoro! Credo che invece Marì la pensi diversamente [ride].
È stata una bella esperienza, quindi se avremo tempo ed energia per fare qualche data in futuro, sarà qualcosa del genere. Non voglio tornare a far parte di una band, è troppo impegnativo da diversi punti di vista, principalmente quello organizzativo e semplicemente troppo costoso in base alle vendite dei nostri dischi. Ma non faccio i dischi per fare soldi, li faccio perché devo.»
ASCOLTA SU BANDCAMP: https://gebhardt.bandcamp.com/album/geb-hea
ASCOLTA SU SPOTIFY: https://open.spotify.com/album/2C9XvA1a0Hqag2uYdVY1li?si=U6mDGfn3TOuwAnrxEWEe0Q