Recensioni e Interviste

Prospettive di gioia sulla luna, il dancefloor del nuovo millennio. La nostra intervista

Foto in studio di Prospettive di gioia sulla luna

Tutti i fantasmi del Dancefloor”, pubblicato da Alter Erebus,  è il terzo album dei Prospettive di gioia sulla luna.

E dentro questo lavoro si fa sfoggio del pop internazionale, visto e corretto da quel gusto (un po’ tanto vintage) di uno scenario dancefloor che tanto deve i natali a grandi stelle della notte degli anni ’90. E non è alle balere che loro si rivolgono quanto più al lato industriale e digitale di un disco che vuol avere mille facce, tutte buone di contaminazione anche grazie alla produzione firmata dall’Ex Bluvertigo Livio Magnini. Lungo da raccontare, doveroso indagare…

Il dancefloor inevitabilmente ci ricorda la chillout anni ’90 e l’esplosione di un certo glam urbano anche in Italia. Come mai siete ancorati a quel tempo? Cos’ha significato per voi?

«Più che altro, il nostro riferimento estetico era il magico mondo delle piste da ballo anni ’70, anche se musicalmente siamo molto debitori delle atmosfere degli ’80 e dei ’90. La musica della nostra generazione, anche musica italiana, è quella lì e un tuffo nel passato, purché non sia mero esercizio nostalgico, non fa mai male».

È bellissima questa copertina… e direi che dal mio punto di vista è una bella dimostrazione di contaminazione sociale. Sono fuori strada?

«La copertina, come tutte quelle dei nostri dischi, è stata curata da Toni Zappa, un artista digitale che ci è sempre piaciuto e con cui siamo legati da profonda amicizia. Noi abbiamo lasciato a lui la libertà di interpretare il mood della nostra musica in immagini ed il fatto che possa lasciare spazio al libero gioco delle letture è sicuramente una prerogativa della nostra e della sua arte».

Livio Magnini rimette un punto che nella vostra storia torna. Non è la prima volta che inciampate sui sentieri dei Bluvertigo. Come nasce questa connessione e oggi secondo voi a cosa sta portando?

«Livio è stato importante perché ci ha dato una direzione. In testa avevamo forse troppo strade musicali e lui ha sempre focalizzato l’attenzione verso l’obiettivo artistico che pensava potesse rispecchiare al meglio quella che era la nostra proposta. Da una parte, l’immaginario bluvertighiano è sempre stato presente (come un fantasma, tanto per cambiare): eravamo insieme a Livio, nello studio in cui è stato registrato Acidi e Basi, ad usare gli effetti presi da una pedaliera su cui c’era la scritta Bluvertigo a caratteri cubitali e ad utilizzare il basso di Max Carnevale, fratello di Sergio e bassista aggiunto in parecchie loro situazioni live. I Bluvertigo sono fra i nostri ascolti preferiti di sempre, li citiamo anche in Chimica Cara, una canzone del disco precedente, come fai notare anche tu». 

Parlando del suono? Questo gusto antico come sta dialogando con il futuro digitale?

«Il suono è frutto del connubio fra i suoni sintetici e gli strumenti suonati. In particolare, il basso è quasi sempre doppio, quello elettronico si amalgama a quello suonato e registrato. La stessa cosa vale anche per la batteria. In definitiva, abbiamo cercato di unire i colori e i timbri. Per quanto riguarda il video, ne abbiamo prodotto solo uno, sempre curato da Toni Zappa, ed è quello di Estate, secondo singolo dell’album».

— Onda Musicale

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