Recensioni e Interviste

Ivan debutta con “Come Beethoven”. Ecco l’intervista

Ivan

Martedì 29 novembre 2022 è uscito in distribuzione per Artist First, il singolo di debutto di Ivan dal titolo “Come Beethoven

Ivan rappresenta un nuovo capitolo che si inserisce nella scena underground milanese, un nuovo progetto, quello del cantautore atipico Ivan Sossan, che ci regala un brano per chi ama le feste malinconiche e le serate in cui “ci dobbiamo spaccare“. Il brano racconta dunque in maniera autoironica la generazione di fine anni ’80 e inizio ’90, ormai disincantata e disillusa e sempre meno al passo coi tempi.

Lo abbiamo intervistato. 

Questo è il tuo primo singolo solista. Cosa c’era nel tuo passato musicale prima di “Come Beethoven”? 

«Ho cantato per anni in un gruppo che avevo formato con i miei amici del liceo. Siamo partiti da cover hard rock stile Led Zeppelin per poi provare a scrivere dei pezzi nostri. La mia voce però non era adatta al genere e alla fine ho deciso di provare a fare qualcosa da solo.»

E cosa hai imparato del mercato musicale che sinora è dettato da algoritmi e playlist? C’è qualcosa di cui non ti piace occuparti, al di là della musica?

«Ho imparato, appunto, che la musica è un mercato, con moltissima offerta e nel quale non è tanto facile inserirsi. Penso che si debba affrontarlo con passione, senza pensare troppo a vendere e a vendersi. L’importante è tentare di fare qualcosa che ci piaccia, restando coi piedi per terra, sperando che piaccia anche a qualcun altro, ovviamente.»

Come descriveresti la generazione di fine anni 80 e inizio anni 90, a cui fa riferimento il tuo brano?

«Una generazione che ha visto le piazze svuotarsi a favore dei social, e che ha potuto osservare il cambiamento della società, con il capitalismo dilagante del mondo occidentale che sembra ormai senza concorrenza e alternative. C’è chi si è adattato camaleonticamente , e chi invece vive con una sorta di disagio di fondo.»

Esiste una scena musicale locale dalle tue parti? Stiamo parlando di Como, giusto?

«Como è una città piena di ottimi musicisti. Purtroppo l’ambiente culturale però non è dei più vivaci e parlare di una vera e propria scena non so se sia esattamente calzante. Diciamo che ci sono le possibilità ma mancano i luoghi e i contesti in cui svilupparle. Se penso a artisti di successo delle mie parti al momento mi vengono in mente solo Marco Ferradini e Davide Van de Sfroos. Se ci spostiamo poco più lontano, a Monza o ancora più in là a Milano, la situazione è già molto diversa

Ci racconti il tuo primo incontro con Giuseppe Ferdinando Zito? 

«Ho contattato Giuseppe Ferdinando Zito perché oltre a insegnare canto si concentra molto sul lato artistico dei suoi allievi. È la persona che mi ha dato una ridimensionata, in senso positivo, perché mi ha aiutato a trovare la giusta dimensione per la mia voce, visto che prima di conoscerlo ho sempre avuto la tendenza a strafare. È stato un incontro molto positivo.»

— Onda Musicale

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