Recensioni e Interviste

Silvia Furlani: il nuovo album è “Riptide” (intervista)

Silvia Furlani

Fuori dal 2 marzo “Riptide”, il nuovo album di Silvia Furlani. Otto brani di musica elettronica ambient che spazia da suoni più dolci a pezzi intensi, tutti da ballare.

“Riptide” di Silvia Furlani è un disco molto intimo, nato durante la pandemia raccoglie dentro di sé emozioni differenti. Il disco è come un viaggio attraverso queste emozioni. Un percorso di crescita e comprensione che porta fino all’ultimo brano “Watch the sky”, il pezzo più delicato e introspettivo del disco.

«Era un periodo in cui sentivo una marea (da lì “Riptide”) di emozioni confuse, contrastanti, profonde, angoscianti a volte. E nel cercare di dare un senso a tutto mi sono messa a fare l’unica cosa che mi è di terapia: la musica. Mi sono approcciata ad ogni brano con il desiderio di sviscerare ogni nodo e sperando di arrivare a una conclusione mano a mano che il brano si componeva. Ogni pezzo quindi è come se fosse una domanda o una sensazione che avevo e a cui volevo dar spazio.

Nel dicembre di quell’anno è nato l’ultimo brano di “Riptide” che è “Watch the sky”. È nata in una giornata in cui nevicava moltissimo, mi sono messa al piano guardando fuori dalla finestra e mi sentivo leggera e serena. Il pezzo è nato da solo, spontaneamente e lì ho capito che tutte le sensazioni e tormenti che avevo quando ho iniziato a scrivere il primo brano, non c’erano più. Ed è anche il motivo per cui ho inserito “Watch the sky” come ultimo pezzo».

Abbiamo proseguito la chiacchierata con Silvia Furlani su “Riptide”.

Ciao Silvia, come ti sei avvicinata alla musica?

«Onestamente, da che ho ricordi, ho sempre avuto l’attrazione per la musica, non è stato un avvicinarsi, c’è sempre stata. Ho sempre suonato e scritto canzoni, la strada cantautorale però non l’ho mai sentita affine a me, ma non contemplavo altre strade. Quando si è piccoli e si sente il bisogno di esprimersi attraverso la musica si pensa subito al cantautorato forse perché in Italia c’è poca gente che percorre questa strada “alternativa” ed è un peccato. Non è nella nostra visione il poter scrivere musica strumentale e collaborare con cantanti.

Spessissimo quando dico che scrivo musica la gente mi risponde “Ah quindi canti?”, “No, produco musica”, “Ah quindi fai le basi?”. E anche banalmente nei concorsi musicali, quando mi era capitato di volermi iscrivere non c’erano le categorie per chi fa questa musica, se volevo iscrivermi col mio nome dovevo cantare, se facevo cantare qualcun altro dovevamo essere una band. É un peccato, c’è un intero settore di artisti come me che non vengono proprio concepiti. All’estero penso a Trentemøller o Olafur Arnalds come esempi. Compongono e producono musica, collaborano di volta in volta con vari cantanti ma rimangono Trentemøller e Olafur Arnalds.  Alle colonne sonore invece (che è poi quello che faccio primariamente) ci sono arrivata per caso. Ho fatto un corso per filmmaker e a fine anno sapendo che suonavo mi hanno chiesto di musicarlo. Da lì ho capito che era la mia strada, mi rendeva felice e ho continuato in quella direzione.»

È uscito da poco il tuo nuovo album, vuoi raccontarci qualcosa a riguardo?

«É un album che è nato più da una necessità, nel senso che ho iniziato a scriverlo nel periodo di pandemia, periodo che per tanti è stato particolare a livello emotivo. Così è stato anche per me, sono venute a galla parecchie emozioni e pensieri che mi stavano un po’ “risucchiando” e ho sentito l’esigenza di dargli un senso mettendomi a fare quello che poi è la mia terapia, quindi la musica.»

Solitamente da cosa o chi prende ispirazione per creare musica?

«Da tutto, letteralmente da tutto. Può anche essere una persona random per strada che per qualche ragione mi colpisce o mi emoziona o può essere un evento della mia vita. Può essere anche un paesaggio. Ad esempio questa estate mentre guidavo in autostrada ho avuto la fortuna di vedere dietro di me il sole che tramontava e contemporaneamente davanti a me la luna piena che sorgeva. É stato talmente bello che ho pianto. Purtroppo e per fortuna sono una persona estremamente sensibile quindi mi viene semplice riuscire a creare musica dalle più piccole cose che accadono

Come è nata la collaborazione con Phillip Bracken?

«É nata per caso. Ero su Instagram che cercavo voci che potessero interessarmi, quando sono incappata nel suo profilo sono rimasta incantata. Abbiamo iniziato a seguirci, poi 3 anni fa ci siamo conosciuti di persona quando è venuto a Milano a suonare. Abbiamo sempre avuto una stima artistica reciproca molto forte e cercavamo il progetto giusto a cui collaborare. Quando ho scritto questo album ho pensato che fosse il momento giusto. Gliel’ho proposto e lui ne è rimasto entusiasta.»

Qual è il brano a cui sei più legata di Riptide e perché?

«“In the darkness”. É anche quello più vecchio rispetto agli altri. Non c’è un motivo in particolare. L’ho scritto dopo una passeggiata che avevo fatto di notte, la città era deserta e silenziosa. Forse lo scenario non era dei più allegri ma mi sentivo bene, mi dava pace. »

Qual è stata finora la tua esperienza lavorativa più gratificante?

«Direi la collaborazione che sta proseguendo da 6 anni ormai con la casa di produzione Circonvalla Film Production. Hanno sempre creduto in me e mi hanno dato la possibilità di entrare nel mondo delle colonne sonore e di imparare e crescere.»

Un sogno nel cassetto?

«Scrivere la colonna sonora di una bella serie tv thriller. Ci metterei la firma subito.»

Biografia

Silvia Furlani è una compositrice, produttrice e arrangiatrice milanese. Ha studiato pianoforte e composizione fin dal 2006, ma la sua carriera musicale prende il via nel 2009 scrivendo la musica per il cortometraggio “The grey scale” di Francesco Segrè per la MinimaCinema di New York.

Dal 2017 collabora regolarmente con la casa di produzione milanese Circonvalla Film Production. Ha all’attivo una cinquantina di colonne sonore tra cortometraggi, film, trailer, documentari, video aziendali.

Recentemente ha composto la colonna sonora del film “Fuoricondotta” di Fabio Martina distribuito da CG Entertainment e del documentario “Carlo Porta, poeta” interpretato dal milanese imbruttito Germano Lanzoni.

Nell’arco della sua carriera ha spaziato tra vari generi musicali dalla classica al rock, ma il genere che sente più vicino è la musica elettronica/ambient cinematografici. I suoi artisti di riferimento sono Olafur Arnalds e Trentemøller.

Alcune delle sue composizioni sono state usate anche da TG1, TG3, TGR Lombardia.

Ha vinto il concorso per giovani compositori indetto dal comune di Monza “Canneto di Luce” e ha avuto una menzione d’onore nella sezione colonne sonore all’ Horror Festival di Cleveland, Ohio.

Silvia Furlani apre il 2023 alla grande pubblicando il suo nuovo album “Riptide”.

— Onda Musicale

Sponsorizzato
Leggi anche
Esce Funny People, il singolo dei Pitch3s
“With me” è il singolo di debutto di Sergio Melone