Intervista esclusiva alla band folk milanese.
La band folk milanese Andrea Rock and The Rebel Poets ha appena pubblicato un album intitolato “True Stories”. Dal titolo si evince che le narrazioni contenute nei testi hanno un peso specifico importante nel disco, quindi abbiamo deciso di approfondire l’argomento in questa intervista esclusiva per Onda Musicale.
“True Stories” sembra essere un album molto impegnato a livello sociale e politico. Cosa vi ha spinto a scegliere questi temi e quali messaggi volete trasmettere attraverso la vostra musica?
«La scelta di trattare determinate questioni è stata presa per conferire uno status più elevato al progetto in sé; c’è la volontà di distinguersi da quelle realtà che banalizzano il genere pur di fare qualche concerto in più nelle sagre di paese. Per me, conoscere l’argomento è un principio che sta alla base di ogni mia produzione, così come la volontà di divulgare determinati contenuti. Sono fermamente convinto che attraverso questa musica in particolar modo si possa fare cultura e si possa, attraverso le esperienze di vita citate nel disco, imparare dalla storia.»
Cosa vi ha spinto a raccontare la storia di Michael Phillips nel brano “Belfast Boy” e qual è stato il vostro processo creativo per scrivere questa canzone, anche in relazione alle tematiche del testo?
«È stato il libro “Belfast Boy” che Micheal ha pubblicato in Italia nel 2020. Dopo averlo letto, ho capito che avrei voluto tradurre in canzone la sua storia (o parte di essa). L’ho quindi contattato sui social, ci siamo incontrati e mi sono fatto raccontare nuovamente gli avvenimenti dei quali è stato protagonista; insieme abbiamo visto il testo e ha corretto i punti nei quali desiderava che fossi più preciso, vista l’importanza del tema trattato.»
Come avete scoperto la poesia di Padraig Henry Pearse e quale significato ha per voi? Come avete tradotto la poesia nella vostra musica?
«La figura di Patrick Pearse è una delle mie preferite quando penso ai rivoluzionari del 1916. Dal 2016 volevo scrivere un brano che celebrasse l’impresa dell’insurrezione di Pasqua, ma solo dopo aver letto la biografia del poeta repubblicano, ho avuto tutti gli elementi per approcciarmi alla stesura del brano. La scelta della poesia che abbiamo preso in esame, intitolandosi “The Rebel”, è stata quasi scontata…»
Nel brano “A Servant Of The Queen” parlate di Maud Gonne MacBride e James Connolly. Come avete approcciato queste figure storiche e quali sono state le difficoltà nel dare profondità e umanità alla narrazione delle vicende di questi personaggi?
«La figura di Maud Gonne è molto controversa, ma nonostante tutto è stata una delle grandi protagoniste della lotta per l’indipendenza irlandese; viste però le sue ambigue frequentazioni, volevo sottolineare quanto fossi più vicino ideologicamente a figure come quella di Connolly.»
Nel brano “Nothing To Say” parlate delle violenze perpetrate nell’istituto correttivo di St. Joseph a Letterfrack. Pensate che i tempi siano finalmente maturi per processo di analisi e riconoscimento dei tragici fatti in questione in Irlanda? E in Italia, come può essere affrontato il dibattito in merito ad essi?
«La questione trattata nel brano è ancora un pesante fardello e un argomento difficile da portare alla luce nell’Irlanda ultracattolica. Recentemente i Fontaines DC hanno toccato da lontano la questione…Io, non essendo coinvolto sotto il profilo religioso, ho scelto di seguire le dichiarazioni di Mannix Flynn e condannare quegli episodi. In Italia, come purtroppo ben sappiamo, esistono verità che continueranno ad essere tenute segrete per il buon nome della città stato.»
Nel brano “The Price To Pay” parlate delle sorelle Dolours e Marian Price, tra varie vicende, tra cui la loro adesione alla Provisional IRA. Come è possibile affrontare la questione IRA da qui, in Italia, dove la conoscenza dell’argomento è limitata e allo stesso tempo è spesso facile ridurre tutto ad una questione di terrorismo, argomento che nel nostro Paese è sempre molto difficile da affrontare per ovvie ragioni storiche?
«Anche in questo caso, per affrontare l’argomento, serve documentarsi. Ho letto molto in merito all’Irish Republican Army e al suo operato nel corso degli ultimi cento anni, così come mi sono documentato sulle sorelle Price anche in seguito alla pubblicazione delle Boston Tapes. Il tema resta comunque complesso e dopo anni di studio ancora mi è difficile spiegare in poche righe quale sia il mio sentimento nei confronti della causa indipendentista irlandese e spesso, in merito all’aspetto più cruento del conflitto, mi limito a citare le parole dei protagonisti, di coloro che, come Michael Philipps, lo hanno vissuto dall’uscio di casa loro: “Non giustifico la violenza, ma comprendo le ragioni che l’hanno scaturita”.»
Nel brano “This Man’s Wee Boy” raccontate la storia di Tony Doherty e la sua famiglia durante il “bloody Sunday”. Come avete incontrato la figura di Tony e qual è stata la vostra motivazione per raccontare la sua storia attraverso la vostra musica? Come avete cercato di rappresentare le conseguenze di un evento così tragico sulla vita di una famiglia?
«Anche in questo caso è tutto merito del libro, pubblicato in Italia da Nutrimenti, “Il piccolo di papà” dove è lo stesso Tony a raccontare la sua infanzia. Del Bloody Sunday si è parlato molto in musica, ma per la prima volta avevo la possibilità di farlo attraverso il punto di vista di colui che era un bambino all’epoca dei fatti. Anche in questo caso, il testo è stato prima approvato da Tony e in seguito rielaborato e registrato.»
Ascolta l’album: https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_l6IilO7kYYVdg9V_6qYCrfUVovBafuvCU
Tracklist
- Belfast Boy
- Padraig
- A Servant Of The Queen
- Nothing To Say
- The Price To Pay
- Dolores
- This Man’s Wee Boy
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